Si apre il processo sul parricidio di Chiampo. Imputato il figlio dei coniugi Gugole, uccisi a colpi di pistola
A poco più di 15 mesi dalla morte di Sergio Gugole e Lorena Zanin, coniugi chiampesi assassinati nel loro appartamento di Villaggio marmi a colpi di pistola, si apre il processo in Corte d’Assise a carico di Diego Gugole, l’unico figlio della coppia. Una triste quanto cruenta pagina di cronaca nera con scenario l’Ovest Vicentino e sullo sfondo la brama di mettere le mani, prima del tempo, sul patrimonio di famiglia, stimato in 800 mila euro secondo le cronache del tempo.
Un doppio delitto, consumato nell’arco di un paio d’ore uccidendo prima il padre Sergio e poi la madre Lorena al rientro in casa, con la premeditazione visto l’acquisto dell’arma al mercato nero, oggetto di una seconda indagine. Poi la fuga del giovane di Chiampo oggi 26enne fino alla resa, dopo aver compiuto gli atti efferati, presentandosi al comando dei Carabinieri di via Muggia a Vicenza, e confessando tutto. Era la sera del 21 marzo 2022. L’arresto, gli interrogatori, il carcere e, ora, il dibattimento in aula di giustizia che si apre oggi: la prima fase del processo a suo carico con l’accusa di duplice omicidio aggravato.
Noto il movente, di carattere economico legato all’eredità dei genitori, con le dinamiche della doppia uccisione ricostruite nei dettagli da periti e investigatori dell’Arma, coordinati dalla Procura di Vicenza e dal pubblico ministero che in queste settimane formulerà il capo d’accusa nei confronti del giovane, ad oggi presunto omicida. Rimangono ancora dei punti da chiarire e, in attesa del giudizio dei prossimi mesi, determinare la pena da infliggere all’imputato, reo confesso. Diego aveva versato nelle stesse ore un anticipo a titolo di caparra per l’acquisto di quella che nei suoi irrazionali piani doveva essere la sua nuova casa, dopo aver freddato a colpi di pistola i genitori. Una somma di 16 mila euro, versata a un’impresa edile della zona.
Sullo sfondo le scommesse sportive e un’inclinazione al gioco d’azzardo con possibili risvolti patologici, unita al desiderio di una vita autonoma nell’agio che gli sarebbe stato garantito dal patrimonio di famiglia, dai risparmi dei genitori e in particolare del padre consulente per le aziende ed ex imprenditore nel ramo conciario, in pensione. Lui, Sergio, aveva 62 anni quando a ucciderlo sarebbe stato il suo stesso unico figlio, la moglie Lorena tre in meno, 59. A sparare fu una calibro 9 semiautomatica di fabbricazione polacca, venduta al giovane da un non meglio noto “marocchino” a Cologna Veneta. Pagandola quasi 4 mila euro.
Il processo in avvio nella aule di giustizia del Tribunale berico sarà anche l’occasione tanto attesa, dopo oltre un anno di silenzio sostanziale sulla vicenda, per comprendere se via sia stato un pentimento in questi mesi, trascorsi in cella.