Lavoro nero, in 6 senza contratto: scattano sanzioni per oltre 80 mila euro. Due sono clandestini
L’opera continua di contrasto al lavoro sommerso da parte delle Fiamme Gialle vicentine porta a far emergere sei posizioni irregolari di altrettante persone, assunte “in nero” in tre diverse attività commerciali della provincia berica. Con l’aggravante di due soggetti risultati clandestini in Italia.
In merito alle indagini sono state comminate intanto sanzioni per un totale di oltre 83 mila euro, con l’Ufficio Ispettorato del Lavoro di Vicenza a prendere altri provvedimenti additivi come la sospensione temporanea della licenza come da norme vigenti.
Il controllo svolto nei confronti di una delle ditte, nel dettaglio un’attività di ristorazione etnica della quale non è stata resa nota la denominazione né l’ubicazione, ha permesso di individuare in un primo momento due soggetti impiegati in maniera irregolare, di cui uno privo di permesso di soggiorno. Il titolare del ristorante, di origine turca, per “sostituirli” si era poi subito avvalso di altri due lavoratori in nero, di cui uno a sua volta clandestino, subito scoperto dai militari. Come non bastasse l’attività ispettiva è emerso inoltre che quest’ultimo utilizzava indebitamente la tessera sanitaria di una terza persona, documento prontamente sequestrato dai finanzieri. A margine delle operazioni sono quattro le persone denunciate: il datore di lavoro per le violazioni delle leggi in materia di lavoro, gli immigrati clandestini in quanto privi di regolare permesso di soggiorno e una quarta persona per averli ospitati, favorendo la commissione di un reato. Salasso da 47.520 euro per il titolare, per le quattro posizioni irregolari riscontrate nelle assunzioni.
Nell’ambito di un secondo controllo, svolto nel Vicentino nei confronti di un parrucchiere, è stato scoperto un lavoratore in nero. Oltre alla contestazione della “maxi-sanzione” di 21.600 euro, il titolare della ditta individuale di origine marocchine dovrà pagare ulteriori 3.333,35 euro per aver retribuito il dipendente, per due mensilità, in contanti invece di adottare metodi tracciabili, come previsto dalla normativa.
La terza società controllata invece, operativa nel settore della preparazione e della concia del cuoio, impiegava anche in questo caso un dipendente in nero. Nei confronti del datore di lavoro, di origine marocchine anch’egli, è stata contestata una sanzione di 10.800 euro ed è stata disposta la sospensione dell’attività imprenditoriale da parte dell’Ispettorato del Lavoro. Tale provvedimento è stato poi revocato, avendo la parte regolarizzato in tempi brevi la posizione del lavoratore nonché pagato la somma dovuta ai fini della revoca dello stesso.