80 milioni nel sottosuolo per la nuova rete idrica anti-Pfas. Cantieri riattivati post Covid
Allarme Pfas e pandemia di Covid-19, due sciagure che si sono “toccate” di striscio nella zona rossa in Veneto e che si sta cercando di debellare in contemporanea. Circa 80 milioni di “anticorpi” all’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche sono stati messi in campo e investiti dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio per la posa di nuove tubature. Lavori in corso d’opera su quattro direttrici, e in stato già avanzato sulla dorsale veronese che arriva fino a Lonigo: 15 chilometri su 18 di rete risultano già installati.
Da fine aprile, dopo una sospensione causa lockdown, i cantieri sono stati riattivati e il cronoprogramma risulta in linea con la tabella concordata. Un rallentamento parziale è stato recuperato nell’arco di qualche settimana, mettendo in pratica anche le nuove modalità in termini di sicurezza per i lavoratori impiegati tra Brendola, Montecchio Maggiore e Lonigo nel Vicentino. A fare il punto della situazione, ieri, il commissario straordinario del Governo, Nicola Dell’Acqua.
Le opere sotterranee sono riprese nel rispetto delle tempistiche previste nel calendario dei lavori e delle esigenze di prevenzione. La loro realizzazione è ritenuta fondamentale per completare gli interventi emergenziali che costituiranno la rete acquedottistica nelle aree inquinate da Pfas, rinnovata nel suo complesso in virtù del maxi finanziamento ministeriale da 80 milioni di euro. Una fotografia attuale dei vari cantieri attivi nelle quattro aree è stata presentata alla stampa dal commissario governativo, toccando anche la questione dello smaltimento delle strutture della Miteni a Trissino.
Per la dorsale veronese Belfiore-Lonigo sono stati realizzati 15 chilometri di condotte sul
totale dei 18 previsti del collegamento, la cui portata sostituirà del 60% le attuali fonti idriche. Il completamento è previsto a novembre 2020. Per la dorsale bassovicentina (Montecchio Maggiore–Brendola–Lonigo) il cantiere è stato avviato a febbraio ed è previsto il termine nel primo semestre 2021. Per la dorsale padovana (maxi condotta Ponso-Montagnana-Pojana Maggiore con realizzazione di un serbatoio) è entrato nel vivo il cantiere dove sono previste tre squadre operative per un intervento che si articolerà su 22 chilometri di condotta, da ultimare entro 18 mesi. Infine per la dorsale altovicentina (ricerca di nuove fonti di approvvigionamento e realizzazione di opere di attingimento da connettere alla condotta della Valle dell’Agno) il 27 maggio sono iniziati i lavori che comprendono la realizzazione sia di interconnessioni che di nuovi pozzi.
Capitolo a parte le altre opere a carattere non emergenziale. Dopo la parentesi caratterizzata dal lockdown, la messa in sicurezza della falda nel sito dell’ex-Miteni di Trissino si è avviata il 27 aprile e i lavori procedono spediti. A metà luglio è prevista una riunione un punto della situazione. Per quanto riguarda la rimozione degli impianti è al vaglio uno studio di concerto tra il Comune locale e la Regione Veneto. Di fatto, l’ondata coronavirus ha provocato un ritardo negli interventi di smontaggio degli impianti acquistati da una società indiana. Il blocco dei voli internazionali e delle manovalanze di intervenire sul sito dell’ex-Miteni, infatti, aveva costretto al rinvio del termine per la conclusione dei lavori, concordato con l’incaricato dal Governo, posticipandolo a giugno 2021.