Azoto killer: muore un tecnico di 26 anni per un tragico errore
Una disattenzione che potrebbe essergli costata la vita. La certezza, ad oggi, risiede nella triste constatazione che Andrea Galiotto, originario di Arzignano e residente nel Veronese, non c’è più. Sarebbe morto per asfissia, ieri, nell’azienda per cui lavorava come perito ad Almisano, frazione di Lonigo. In uno degli stabilimenti del gruppo Fis, acronimo di Fabbrica Italiana Sintetici, specializzata in prodotti chimici per l’industria farmaceutica. A stroncare la giovane vita dell’uomo (di appena 26 anni) l’inalazione di azoto, un gas potenzialmente letale, scambiato – è l’ipotesi più probabile – per ossigeno, respirato attraverso una maschera.
Un incidente sul lavoro, quindi, la cui dinamica rimane da chiarire con esattezza, per capire se possano sussistere delle concause. Toccherà agli operatori dello Spisal ricostruire quei tragici momenti, gli ultimi di Galiotto, ritrovato dai colleghi disteso a terra, già senza vita. Sul posto insieme a loro i carabinieri di Lonigo e il Suem 118, che a lungo hanno portato avanti le procedure di rianimazione, purtroppo senza alcun esito.
Una morte beffarda se si pensa, secondo quanto riporta l’edizione odierna del Giornale di Vicenza, che proprio le norme di sicurezza vigenti – seguite scrupolosamente nell’azienda, che ha subito interrotto la produzione dopo il lutto – impongono ai lavoratori operanti in ambito chimico di inalare ossigeno a cadenze prefissate. Una manovra ordinaria e apparentemente innocua, insomma, da effettuare in un momento di break dall’attività lavorativa. Poi sarebbe avvenuto il tragico errore, tradottosi in una perdita di coscienza e la conseguente asfissia che ne avrebbe determinato il decesso, in attesa del responso conclusivo del medico legale.
Galiotto, cresciuto ad Arzignano dove si era diplomato presso l’Itis Galileo Galilei come perito chimico, lascia la famiglia e la fidanzata Jessika. L’uomo viveva a S. Giovanni Ilarione.