Dipendente del Comune “accelerava” le pratiche di naturalizzazione di brasiliani. Denunciato
Che anche da Lonigo e dintorni, come da ogni luogo del Veneto, in passato, fossero partite famiglie di emigranti con la valigia a cercar miglior fortuna in Sud America, questo è un dato storico e sociale incontrovertibile. Ma che richieste di naturalizzazione dei cittadini brasiliani in quantità si concentrassero in uno stesso ufficio del Comune leoniceno, questo invece costituiva un’anomalia su cui è valsa la pena di approfondire.
Ed è cos’ì che grazie alle indagini mirate delle Fiamme Gialle di Noventa Vicentina si è trovato conferma del sospetto alla base: un dipendente pubblico – ora ex -, secondo quanto emerso, avrebbe messo in atto pratiche non lecite al fine di accelerare l’iter per ottenere dei diritti legati al noto ius sanguinis. Vale a dire per acquisire lo status di cittadino italiano – con relativo passaporto e altri benefici – per discendenza e quindi per “linea di sangue”, grazie alla presenza di antenati italiani.
Una doppia cittadinanza non consentita se non giustificata dall’effettiva residenza nel Comune dove la si dichiara (oltre al vaglio della documentazione sulla genealogia) con, tra gli adempimenti previsti, la verifica da parte della polizia locale dell’effettiva presenza dei richiedenti nel domicilio indicato come dimora abituale. Nei casi collegati a 5 individui brasiliani, gli alloggi indicati sono risultati invece “vuoti”, o comunque senza i soggetti nati in Sud America che reclamavano a suon di carte bollate la cittadinanza italiana. Il periodo di riferimento è il biennio 2018/2019, a dolo distanza di cinque anni la vicenda è emersa in tutti i suoi lati oscuri.
Da questa condotta era emersa la segnalazione poi raccolta dai finanzieri vicentini incaricati di approfondire i presunti illeciti e andare a individuare la “testa” sul piano amministrativo. Più in dettaglio, si è scoperto che il dipendente pubblico aggirava il “diniego” degli agenti di polizia locale (che bloccava l’iter), falsificando le dichiarazioni sui sopralluoghi, di fatto invertendone l’esito al fine di sbloccare la pratiche di naturalizzazione. Così facendo, si arrivava formalmente all’iscrizione nei registri di anagrafe del Comune. Una pratica che va da sé non è consentita, questa, che in passato in più casi e località in Italia ha destato scandalo, legata alla naturalizzazione in particolare di giovani atleti poi impiegati nel calcio e nel calcio a 5, aggirando le norme sui cittadini extracomunitari.
Il dipendente comunale, del quale almeno per ora non sono state rese note le generalità e nel frattempo trasferito – la notizia è stata diffusa venerdì mattina – , è stato denunciato in Procura a Vicenza per violazione degli articoli 476-479 del Codice Penale che prevedono, in caso di condanna, la pena detentiva della reclusione fino ad un massimo di 6 anni. Resta da accertare se il futuro imputato abbia agito in tal modo sulla “spinta” di compensi illeciti – leggasi tangenti – oppure per altri motivi. Avrà modo di spiegarli, eventualmente, ai giudici in sede di Tribunale.