Giovedì l’addio alla piccola Eva, strappata troppo presto alla vita. Aveva solo 6 anni
Hanno fatto quanto umanamente e professionalmente possibili i medici di San Bonifacio e del Borgo Trento di Verona, nei rispettivi reparti, ma quell’infimo agglomerato di cellule cerebrali aveva orami segnato il destino della piccola Eva Ferrandi. Una piccola quanto meravigliosa bimba di soli 6 anni che stava fiorendo a Lonigo e che venerdì scorso, dopo cinque giorni di cure disperate, ha lasciato i genitori Alessia e Davide, e il fratellino Mattia avvolti in un dolore straziante.
A ucciderla una cisti colloidale, un male invisibile che si era manifestato insieme solo in seguito ai sintomi patiti dalla bambina, portata in ospedale dal padre e dalla madre il fine settimana precedente. Una domenica a cui sono seguiti giorni di speranze e di cadute ad alternarsi, fino al drammatico epilogo. Fino al giorno prima la bimba era felice e sorridente come sempre, senza alcuna minima avvisaglia del tumore di natura benigna che però si è sviluppato in un’area del cervello insidiosa.
Domenica mattina l’allarme, al risveglio della famiglia, con la bambina nel suo lettino a non rispondere dopo una notte trascorsa in maniera agitata. Qualcosa non andava per il verso giusto, quindi i genitori hanno deciso di accorciare i tempi portandola in pronto soccorso a San Bonifacio, avvertendo del loro arrivo. Poi il ricovero, l’esame Tac, i primi riscontri e la decisione del trasferimento nel polo ospedaliero veronese, dove Eva è stata sottoposta a un intervento chirurgico al capo per rimuovere la cisti. Tutto in poche ore, domenica. A cui sono seguiti giorni di preghiera e di attesa, con la bimba in terapia intensiva pediatrica, addormentata senza poter reagire alle conseguenze di quel male infimo che in silenzio si era fatto troppa strada per regredire. Fino alla comunicazione più difficile da dare a dei genitori da parte dei medici veronesi, distrutti loro di fronte all’impotenza del rassegnarsi nonostante tutto, degli sforzi profusi e la volontà di restituire la piccola ai propri cari.
Una famiglia che, per quanto messa spalle al muro da un impietoso verdetto del destino, ha acconsentito alla donazione degli organi del proprio angelo. La cui anima è volata in cielo da venerdì scorso ma che potrà consentire di tenere accesa una fiammella per altri bimbi come lei. Inoltre il papà ex vigile del fuoco e ora imprenditore allevatore, con generosità encomiabile ha informato i tanti amici ed ex colleghi che vogliono testimoniare in concreto la loro vicinanza di destinare eventuali offerte in nome della figlia a un’altra bambina, coetanea e della stessa città, affetta da paralisi cerebrale infantile avvenuta nel corso del parte. Per chi volesse aderire, si tratta del progetto “La scalata di Vittoria“.
L’ultimo saluto a Eva sarà portato dalla comunità leonicene dopodomani, giovedì 29 aprile, con cerimonia religiosa alle 15.30 nel Duomo del centro cittadino. Colpita nel profondo del cuore di ciascuno da questa triste notizia in tutta Lonigo, e in particolare in località Madonna, dove risiede la famiglia Ferrandi. Così come tra gli altri genitori della scuola dell’infanzia “Ada Mancassola”, dove la bimba frequentava l’ultimo anno d’asilo, anche loro vicini a chi sta soffrendo una pena inconsolabile in questi giorni. A centinaia sono apparsi i messaggi di condivisione del lutto e di conforto apparsi sui social a partire da ieri, quando la notizia del dramma si è diffusa in tutta la provincia berica.