L’Ulss 8 attiva il servizio di assistenza per malati long-Covid. A Vicenza e Arzignano
Le incognite sullo stato di salute psicofisica di chi ha contratto il coronavirus e ne ha patito i sintomi in forma grave o comunque consistente spingono la Regione Veneto e in modo capillare le Ulss territoriali a tendere la mano a questa – crescente – categoria di ex malati ma solo sulla carta. Persone guarite e negativizzate che, dopo la convalescenza, si portano addosso ancora e in maniera incisiva e a volte debilitante le conseguenze dell’infezione da sindrome Sars-Cov-2. Anche a distanza di svariati mesi come accertato dai medici di medicina generale, che rinviano agli specialisti dei vari reparti i (nuovamente) pazienti.
Il tema è quello del long-Covid, che a 14 mesi dallo scoppio della pandemia è divenuto argomento cruciale, nonostante la carenza di studi sugli effetti della malattia nel lungo periodo, sul piano prettamente del recupero fisico che psicologico. Motivo per cui anche l’Ulss 8 Berica, la prima tra le due presenti nel Vicentino, ha attivato nei giorni scorsi un servizio di supporto in due diverse sedi, a Vicenza ed Arzignano. A fare da “filtro” sarà il medico di famiglia: se ravviserà i postumi irrisolti come conseguenza del contagio toccherà alla rete territoriale scremare quei casi che necessitano di aiuto concreto.
Chiamata anche “sindrome post Covid-19”, ricomprende una gamma particolarmente vasta di conseguenze della malattia che comportano altre sofferenze. Debolezza cronica, difficoltà di concentrazione, disturbi gastrointestinali e, non ultimo, un blocco psicologico e per alcuni anche al rientro alla socialità. L’Ulss 8 Berica ha attivato quindi due ambulatori dedicati, a Vicenza e come riferimento per l’area dell’Ovest Vicentino: uno al S. Bortolo, gestito dalla Medicina Generale e da Malattie Infettive, e uno all’ospedale Cazzavillan di Arzignano, presso la Medicina Generale.
Ad approfondire il tema e spiegare nel dettaglio sintomatologie riscontrate e la natura del servizio pubblico offerto, sono alcuni tra gli specialisti coinvolti in prima persona dal mese di marzo scorso. “L’iniziativa – spiega il dott. Vinicio Manfrin, direttore di Malattie Infettive – è nata per rispondere alle richieste di quei pazienti che pur guariti dal Covid si rivolgevano a noi per una serie eterogenea di sintomi sorti in un momento successivo. Abbiamo così creato una rete con una serie di colleghi individuati tra diverse specialità: la Pneumologia, la Cardiologia, la Reumatologia e la Neurologia, il tutto con il coordinamento internistico”.
“Si tratta di pazienti complessi – aggiunge il dott. Giovanni Scanelli, direttore di Medicina Interna del S. Bortolo – con sintomi disturbanti, che dipendono da meccanismi molteplici, non ancora chiariti: bene si presta il medico internista, lo specialista della complessità, a fungere da coordinatore di questa eterogeneità di manifestazioni cliniche, con l’aiuto degli specialisti citati”. Si è “attrezzato” anche il polo arzignanese per far fronte a un problema reale che interessa da vicino centinaia di vicentini. “Dopo la cosiddetta seconda ondata – conferma il dott. Pietro Pujatti, direttore di Medicina Generale dell’ospedale Cazzavillan – che ha visto un numero di contagi particolarmente elevato, stiamo osservando un numero crescente di pazienti che continuano a manifestare sintomi non spiegabili con diagnosi alternative, dopo la 12eesima settimana dall’insorgenza della malattia”.
Ormai è assodata l’ampiezza della casistica dei disturbi possibili: “Oltre alle limitazioni della capacità respiratoria – spiega ancora il dott. Pujatti – i potenziali effetti a lungo termine del Covid registrati in letteratura riguardano anche disturbi del sistema nervoso centrale, problematiche di tipo cardiovascolari ed ematologiche in soggetti sani prima del contagio, manifestazioni gastrointestinali, complicazioni di tipo renale, senza dimenticare gli effetti di tipo psicosociale. Nei pazienti usciti dalla terapia intensiva, inoltre, ci può essere uno stato di generale debolezza e la perdita di forza muscolare”.
L’accesso agli Ambulatori Post-Covid avviene per casi selezionati, su richiesta del Medico di Medicina Generale o dello specialista, con prenotazione tramite Cup e impegnativa per “visita internistica post-Covid”. “Restano molti aspetti da chiarire sul Covid – sottolinea il dott. Salvatore Barra, Direttore Sanitario dell’Ulss 8 Berica – ma nell’ultimo anno abbiamo anche imparato molto, incluso il fatto che in alcuni pazienti l’infezione può avere delle conseguenze significative a medio e lungo termine. Questi ambulatori rappresentano anche un modello di presa in carico per questi pazienti, con un approccio multidisciplinare che vede il coinvolgimento della Medicina Generale insieme agli specialisti di varie Unità Operative, individuando all’interno di ciascuna di esse uno specifico referente. In questo modo possiamo inquadrare il paziente con una visione più completa, non focalizzata sui singoli sintomi, e allo stesso tempo i nostri medici potranno raccogliere una casistica più significativa su una sindrome oggi ancora poco conosciuta”.