Arrestato in Russia a 16 anni dell’efferato delitto nel Vicentino: uccise una donna incinta
Zhang Mingfang, l’autore dell’omicidio di una donna incinta e di altri reati a lui imputati nell’aprile del 2003 a Montecchio Maggiore, è stato arrestato a distanza di oltre 16 anni dalla sua fuga. La latitanza del cittadino cinese, oggi 55enne, a lungo inafferrabile perfino per l’Interpol, sedicente medico e specialista di massaggi shatsu, si sarebbe conclusa in Russia dopo la caccia internazionale al sanguinoso assassino che uccise una connazionale – Shi Jinging, di 24 anni e gravida di 4 mesi – che lo ospitava nel Vicentino. Inoltre ferì gravemente il marito di quest’ultima, allora di 28 anni, probabilmente creduto morto e invece ripresosi dopo una lunga riabilitazione. Il tutto per una somma di circa 20 mila euro secondo le cronache dell’epoca, che il ricercato e poi condannato all’ergastolo era stato sorpreso ad arraffare prima di compiere il delitto, armato di una bottiglia in una raptus omicida, e di far perdere ogni traccia.
Una vicenda di cronaca nera che tocca luoghi geograficamente lontani, dal Veneto alla Russia come estremi a distanza di 16 anni uno dall’altro, ma con in mezzo le immediate ricerche a Parigi del fuggitivo – lì viveva la moglie – passando per la Grecia e la Cina, dove si riteneva il killer si fosse rifugiato sotto falsa identità per sfuggire alla giustizia italiana. Che solo nei giorni scorsi, da quelle terribile domenica di Pasqua di sangue (era il 20 aprile 2003) nella città castellana, con la comunità vicentina sconvolta alla notizia di quanto accaduto in una appartamento, ha potuto dare esecuzione alla condanna rinchiudendo l’asiatico in una cella del carcere di Civitavecchia. La condanna definitiva nei suoi confronti è stata emessa il 19 ottobre 2006, ma il mandato di cattura internazionale rimase carta muta e non diede alcun esito fino ai giorni recenti.
A dare notizia dell’arresto dell’assassino impunito solo fino a pochi giorni fa il comando provinciale di Vicenza dei carabinieri. A quell’epoca Mingfang era stato accolto dalla giovane coppia di connazionali al suo arrivo in Italia e messo alla prova per una ventina di giorni nello studio di fisioterapia in cui lavorava il suo ospite. Un uomo distinto, sulla quarantina, dai modi descritti come affabili e senza alcun sospetto sulla sua reale natura.
Le abilità decantate dal sedicente esperto di medicina tradizionale cinese non si rivelarono tali, da qui la richiesta bonaria di trovarsi una sistemazione autonoma e il precipitare della situazione, fino all’omicidio della donna e al tentato omicidio della seconda persona aggredita. Che rimase a lungo in ospedale per guarire da trauma cranico, frattura degli zigomi e tagli procurati con il collo di una bottiglia di spumante. La stessa, probabilmente, utilizzata per uccidere quella che avrebbe dovuto diventare madre di lì a pochi a mesi, secondo le indagini dei carabinieri in forza al comando vicentino dell’Arma nella primavera del 2003.