E’ morto Bo, l’ambientalista ungherese che viaggiava con i buoi per l’Europa
Blasio Bolash, meglio conosciuto come “Bo” il silenzioso, ha concluso il suo bizzarro girovagare per l’Europa in compagnia di un carro trainato da buoi, un cane e una gallina, fidi amici e alleati di un viaggio probabilmente senza meta. Che si è concluso domenica alle prime luci del mattino, in Francia, quando un automobilista – pare un anziano di 90 anni abbagliato dal sole – ha investito la carovana dell’ambientalista ungherese di soli 32 anni. Il barbuto giovane, che dai 20 anni conduceva uno stile di vita pressochè da eremita in perenne movimento, aveva toccato poco meno di un anno fa anche il territorio vicentino. E intanto dai dintorni di Grenoble parte un appello sui social per salvare i grossi bovini, rimasti soli e affidati temporaneamente ad un allevatore francese.
Nel suo peregrinare da pastore scambiava volentieri qualche parola con chi, incuriosito, lo avvicinava ma pare che a nessuno abbia mai rivelato il reale motivo del suo girovagare incessabile. Conclusosi ieri, poco oltre il confine con l’Italia, nel paesino rurale di Villard-Bonnot in Val d’Isère (dipartimento della Savoia). Bo sarebbe morto sul colpo dopo l’investimento su un tratto di strada asfaltata, inutili i tentativi di salvargli la vita da parte dei soccorritori (sanitari e pompieri) accorsi sul luogo dello scontro. A riportarlo i media locali con la tragica notizia subito rimbalzata sui canali social, suscitando un cordoglio mitteleuropeo.
Centinaia di vicentini lo ricorderanno, visto che il suo transito per la provincia non passò inosservato, “sfilando” anche nei pressi di Villa Cordellina a Montecchio Maggiore. Bo, riconoscibile anche per la lunga treccia sulla barba, aveva scelto la vita nomade lasciando la famiglia d’origine in Ungheria e abbracciando quella composta dai suoi animali. Sopravviveva grazie ai loro frutti (oltre ai due buoi viaggiavano con loro anche due mucche e pare una gallina) e soprattutto alle donazioni da parte di chi incontrava sul suo cammino, spesso scambiando con una foto di lui con la sua originale “banda”. Un’amica transalpina lo ricorda così:
“Courage pour ceux qui continuent la route. Nous avons perdu un des nôtres. Un être libre”
(Coraggio a chi continua la strada. Abbiamo perduto uno dei nostri, un essere libero).