Incendio nell’emporio a Milano, tre morti tre dai 17 ai 24 anni. Due fratelli nati nel Vicentino
Terribile il bilancio dell’incendio che ha devastato il magazzino di un emporio di articoli vari di Milano, nei pressi della stazione di Certosa, dove l’altra notte si trovavano tre giovani di nazionalità cinese, due dei quali nati e cresciuti nell’Ovest Vicentino e fratelli tra loro – hanno vissuto a Montecchio Maggiore e prima ancora Castelgomberto, dei parenti risiedono ancora in provincia – e tutti morti per asfissia da fumo.
Le tre vittime avevano 17, 18 e 24 anni, i due consanguinei sono Yindije Liu, 17 anni, e la sorella Yindan Dong, 18, e la terza una ragazza, An Pan. L’identificazione dei corpi è stata completata nella serata di giovedì. Pare che il terzetto alloggiasse in un locale camera da letto ricavato all’interno del deposito (si trova in via Cantoni) milanese, come si legge ne “Il Giornale“. I fratelli cresciuti in Veneto erano nati entrambi ad Arzignano, rimasti poi orfani del padre – perito in un incidente stradale ormai una quindicina di anni fa -, e fino a qualche tempo addietro fa risultavano residenti a Montecchio Maggiore.
I tre giovani lavoravano durante il giorno come commessi. In quello stesso edificio stavano trascorrendo la notte tra giovedì e venerdì, quando è divampato un rogo, per cause non ancora certe, alle 23 del 12 settembre. Si teme l’origine dolosa, sempre stando alle ipotesi sorte nel corso della giornata di ieri, dopo una notte di lavoro incessante per i pompieri, del capoluogo meneghino, riportate dalla stampa locale. Insieme ai tre giovanissimi asiatici per le loro origini sarebbe deceduto un cane, di piccola taglia, che evidentemente il terzetto aveva tentato di portare in salvo con loro. Pare che i fratelli vicentini per nascita avessero legami di parentela con il titolare.
A bruciare per ore è stata la sede espositiva di una catena di negozi che vende articoli di arredo per ristoranti cinesi, la Wang Sas, con un laboratorio annesso. Un complesso che sorge su più piani in via Cantoni. Il nome dell’emporio è Li Junjun, gestito da un 49enne asiatico, connazionale delle vittime, che avrebbe dichiarato di aver respinto in tempi recenti dei tentativi di estorsione. Il giorno prima avrebbe presentato formale denuncia, dopo aver subito delle minacce. Circostanza, questa, poi smentita dalle autorità. Subito è stato aperto un fascicolo di indagine in Procura a Milano. Sul luogo del dramma, oltre ai vigili del fuoco, ci sono i Carabinieri e il reparto della Scientifica, lavorando in pool per trovare l’origine delle fiamme appiccate o, in alternativa, la “fonte” del corto circuito, le due piste principali.
Una volta sorpresi dal fumo, i due fratelli e la giovane donna probabilmente si sono visti ogni via di uscita sbarrata e hanno quindi optato per rinchiudersi nel bagno del piano: una trappola letale, con il fumo a filtrare e portarli alla morte per soffocamento. I pompieri del 115 che per primi si sono introdotti nell’edificio invaso dal fumo, dotati di autorespiratori, si sono imbattuti in tre letti, pare scoprendo in quel frangente la possibile presenza di persone all’interno, poi trovate senza vita. Da più parti viene scritto che il magazzino fosse dotato di un unico ingresso e uscita ma anche su questo aspetto è richiesta cautela, in attesa della conclusione delle verifiche investigative.