Gli affari sporchi nascosti tra le colline dell’Ovest Vicentino dietro un’attività illegale di discarica o ecocentro a cielo aperto sarebbero solo bazzecole in confronto al giro di cocaina gestito da un vicentino di 43 anni. Gli approfondimenti delle Fiamme Gialle, infatti, dopo le denunce nei confronti di Giovanni Venco per traffico illecito di rifiuti e assenze di varie autorizzazioni, sono andati ben oltre ai sospetti: il proprietario del terreno e delle strutture adibiti a deposito secondo la Guardia di Finanza vicentina non trattava solo rottami in modo abusivo, ma anche altre più preziose “materie”, come i 165 grammi di cocaina trovati in una borsa. Per un valore almeno 15 mila euro.
Oltre alla “neve”, considerata come droga di alto borgo e smerciata con ogni probabilità a clienti eccellenti della zona, sono stati sequestrati vari strumenti per il confezionamento. Un altro elemento che ha convinto i finanzieri arzignanesi a considerare come un possibile pusher il 43enne (classe 1977) di Montorso.
Dopo il nuovo blitz dei finanzieri stavolta è scattato l’arresto in flagranza di reato. La collezione di deferimenti si è “arricchita” di attività su rifiuti non autorizzata, violazione di sigilli e sottrazione di cose sottoposte a sequestro. In pratica, dopo un primo intervento delle Fiamme Gialle a metà maggio – utilizzarono in quell’occasione un elicottero per osservare dall’alto la discarica coperta da una fitta vegetazione intorno – l’attività di contrabbando di rifiuti non era stata dismessa, continuando a lucrare in maniera illecita.
Il secondo capitolo della vicenda giudiziaria si è aperto invece martedì, quando i finanzieri nel nucleo di Arzignano hanno fermato il “rottamatore incallito” a bordo di un furgonato a Montebello. Nel cassone trasportava un fusto in plastica sospetto, indizio che l’uomo non avesse interrotto la propria attività in nero violando i sigilli nel deposito di sua proprietà (sotto sequestro dal 14 maggio). Ragion valida per disporre un immediato sopralluogo a Montorso, dove subito si è notato lo spostamento del rame dalla collocazione originaria, commettendo così un ulteriore illecito.
Gli investigatori della compagnia, infatti, non si sono accontentati di “bacchettare” Venco, proseguendo l’esplorazione in modo accurato. Fino a scoprire una postazione di lavoro nel retro magazzino, dove in pratica avrebbe estratto il rame da cavi elettrici e bobine già sotto sequestro, inserendolo in fusti poi chiusi ermeticamente. Con questo stratagemma contava di gabbare le forze dell’ordine e il Tribunale, tra l’altro utilizzando un’entrata occulta nel magazzino senza così violare i sigilli a chiusura dell’ingresso ordinario. Una serie di astuzie smascherate ad una ad una dai finanzieri, con la “ciliegina” finale che segue.
Il pregiudicato per tutta la durata delle perquisizione – secondo la nota diffusa dalla GdF – continuava a dimostrare nervosismo e inquietudine. Tanto da indurre le Fiamme Gialle a un sopralluogo all’esterno con il supporto di una squadra di Guardia di Finanza da Vicenza e di un’unità cinofila. Il fiuto dei cani molecolari ha permesso di rinvenire una borsa con della polvere bianca ,già suddivisa in dosi, per un peso di circa 165 grammi, e strumentazione per il taglio e confezionamento. Infine anche denaro contante per 840 euro. In questo momento si è udito il clic delle manette, con l’accompagnamento in cella successivo.
1 di 4
Sul posto è stata riscontrata la presenza di un cittadino serbo di 28 anni (N.R. le iniziali), anche lui pregiudicato, la cui posizione verrà valutata in un secondo tempo in merito all’indagine. Potrebbe trattarsi di un collaboratore dell’arrestato. Nella sua casa di Lonigo deteneva 16 grammi di marijuana, sequestrati al pari di grinder e filtrini. Per lui nessuna denuncia per il momento ma è partita una segnalazione al prefetto per uso personale di droga.