Parte della (presunta) droga non era cocaina ma solvente. Assolto e libero il “rottamatore”
Si tratta di un vero e proprio colpo di scena riguardo al caso del “rottamatore” di Montorso che gestiva una sorta di discarica abusiva. Il nome reso noto dopo l’arresto di Giovanni Venco torna quindi alla ribalta, pur rimanendo sotto indagine per una serie di infrazioni e ipotesi di reato, soprattutto la detenzione e spaccio di cocaina per il quale il 43enne vicentino è stato costretto agli arresti domiciliari per un arco di circa tre mesi.
E per i quali attraverso il suo legale chiederà un sostanzioso risarcimento allo Stato per ingiusta detenzione, nonostante la custodia in regime attenuato, in ragione degli esiti delle analisi sulla polvere bianca sequestrata nel suo “magazzino”.
Si trattava di un solvente chimico, nel dettaglio tetracloroetilene, una sostanza utilizzata nelle lavanderie a secco: tossica per l’uomo e per gli animali e nociva pure per l’ambiente se smaltita non correttamente. Ma quei 165 grammi circa ritrovati dalla guardia di finanza vicentina non erano droga “pura”, secondo quanto accertato dal tribunale e notiziato dal resoconto del Giornale di Vicenza.
Cocaina che fu sì trovata e sequestrata nella disponibilità di Venco, ma in quantità minima: 1,5 grammi in tutto, suddivisa in tre piccoli ovuli conservati in un pacchetto di sigarette. Che, probabilmente, trassero in inganno gli investigatori, convinti di aver poi scovato il “grosso” della droga in un contenitore occultato, insieme ad altri indizi. Per il reato di spaccio, quindi, l’imputato è stato assolto al termine del rito abbreviato. Lo stupefacente (effettivo) che il 43enne di Montorso – e un suo collaboratore legato agli “affari” trovato in sua compagnia – deteneva era compatibile con il solo uso e consumo personali, e non avrebbe giustificato l’arresto e la successiva detenzione ai domiciliari, dopo alcuni giorni in cella. Rimane da spiegare però la presenza di altri elementi sospetti: rotoli di denaro contante per quasi mille euro e un bilancino di precisione.
L’ultimo blitz nella disponibilità di Venco risale a fine giugno del 2020, e non si trattò del primo in assoluto con in campo anche un elicottero. Solo ad ottobre dello stesso anno, però, il laboratorio autorizzato ha emesso il verdetto tecnico sull’effettiva composizione di quella polvere granulare solo alla vista assimilabile alla cocaina, ma non “testata”. Acquisito nel procedimento in corso e indirizzandolo esplicitamente verso l’assoluzione. Da quei giorni l’indagato è tornato libero, da 7 mesi, in attesa del giudizio parziale giunto in questi giorni. Rimangono in piedi, invece, le accuse relative ai traffici sospetti di materiali di ogni tipo trovati in quella che i finanzieri vicentini – in particolare della tenenza di Arzignano – definirono coma una discarica abusiva.