Bollettini Ulss: a Santorso prime 7 cure al plasma, tornano i ricoveri Covid ad Asiago
Non si placa la furia dei nuovi contagi nel Vicentino, che registra un’impennata nei riscontri di positività rispetto alle 24 ore precedenti, dettata dall’accumulo di referti da processare a a Vicenza. Il numero aggregato delle due aziende sanitarie, Pedemontana e Berica, parla oggi di 548 nuovi casi, rispetto ai 403 di ieri. Tornando sul trend registrato nei giorni precedenti di novembre.
Nel bacino dell’Ulss 8 sono stati 316 rispetto a mercoledì (in forte aumento, erano 131), nell’Ulss 7 invece 232 (in discesa rispetto ai 316 del report precedente). Numeri che si riflettono anche nel computo dei pazienti ricoverati nei (ora) sette ospedali vicentini attrezzati per le cure al Covid-19: sono 361 (178 per le aree dell’Altovicentino, Bassanese e Altopiano, 183 nel resto della provincia), vale a dire 16 in più, a fronte di 5 decessi da registrare in provincia tra ospedalieri ed extraospedalieri.
Relative buone notizie si estrapolano dalle cifre che riguardano le terapia intensive dei poli del San Bortolo e dell’Alto Vicentino, dove resta gestibile il numero dei malati in area critica, anche se i dati non rivelano quando le postazioni lasciate libero dipendono da auspicabili miglioramenti o, è la cruda alternativa, da chi non ce l’ha fatta di fronte al morbo asiatico che nella maggioranza dei casi assale e piega i sistemi immunitari già provati da altre patologie. Stabile il numero delle rianimazioni Covid a Vicenza con 22 assistiti, passano da 13 a 15 invece a Santorso, e quindi 37 in totale.
Di stamattina la conferma che anche l’ospedale dell’Altopiano di Asiago ha riaccolto pazienti positivi al coronavirus e bisognosi di assistenza respiratoria, in area non critica. Sono due le persone accolte dal pomeriggio di ieri. Dal polo “gemello” di Santorso giunge la notizia dei primi utilizzi di plasma autoimmune adottato nelle terapie a 7 pazienti, di cui 5 malati gravi in terapia intensiva. Dopo la sperimentazione avvenuta in altri ospedali veneti, si tratta di un’altra arma in mano ai medici per riportare alla vita i casi più critici.