Cinque anni fa il risveglio dopo Vaia: oggi ad Asiago nei boschi si sperimenta resilienza e biodiversità
La sera del 29 Ottobre 2018 violente piogge e un vento fortissimo, che soffiò anche a 200 chilometri all’ora, abbatterono milioni di alberi, 8,5 milioni di metri cubi di legno per la precisione, in quattro Regioni italiane. Era la terribile conclusione di quattro giorni di tempesta Vaia, che provocò danni da inondazioni e schianti per quasi 3 miliardi di euro in Trentino e Alto Adige, Veneto, Lombardia e Friuli Venezia Giulia, oltre che 8 morti.
A distanza di cinque anni dal quel primo grande evento conseguenza della crisi climatica, è tempo di tracciare un bilancio di come si sta tentando di ripristinare il patrimonio boschivo devastato. Un quadro che presenta luci e ombre, da un punto di vista ambientale ed economico. Da un lato il grande lavoro per togliere dai boschi indeboliti gli alberi sradicati non è riuscito ad evitare l’espandersi del bostrico tipografo (video qui sotto), un insetto dell’ordine dei coleotteri che deposita le uova sotto la corteccia delle piante più deboli; da queste nascono poi le larve che causano la morte repentina delle piante ospiti. Alcune stime nei territori colpiti da Vaia e dal bostrico hanno quantificato una perdita del patrimonio boschivo anche del 60% rispetto alla situazione pre 2018: un danno enorme per l’ambiente, le comunità e l’economia di queste aree.
Da un altro punto di vista, quello del rimboschimento: “un bosco non è una somma di alberi – spiega Giuseppe Bonanno, Direttore di FSC Italia – e ricostituire un ecosistema forestale richiede in primo luogo il ripristino delle sue funzioni e servizi, come la biodiversità. Se Vaia e il bostrico stanno distruggendo i boschi del Nordest per come li conosciamo, questi eventi hanno indotto alcune amministrazioni e gestori forestali locali a progettare i boschi che verranno”. Le aree colpite sono spesso luoghi dove reimpianti e selvicoltura hanno premiato principalmente il valore economico del bosco, a scapito dei valori ambientali. “È attraverso boschi ‘diversi’ per specie ed età e gestiti in modo responsabile che passa una delle soluzioni alle sfide ambientali che ci attendono nei prossimi decenni, come dimostra il progetto ‘Oltre Vaia’ realizzato nei boschi certificati FSC del Comune di Asiago insieme alla Spettabile Reggenza dei Sette Comuni, all’Università di Padova, FSC Italia e Treedom”.
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“In un’area di tre ettari sulla sommità monte Mosciagh, a 1.550 metri sul livello del mare – spiega Marco Pellegrini, dottore agronomo e forestale e coordinatore tecnico di Oltre Vaia – abbiamo cercato di imitare la natura, lasciando una parte del bosco ad evoluzione naturale, mentre nel resto si è proceduto attraverso impianti di specie differenti e autoctone. Sono state così messe a dimora 6.000 piantine di otto specie diverse (abete bianco, abete rosso, larice, sorbo degli uccellatori, sorbo montano, betulla, faggio e salicone) con l’obiettivo di rendere il bosco più resiliente attraverso la ricostituzione della sua complessità”.
L’area è diventata un vero e proprio laboratorio a cielo aperto: qui vengono le scolaresche in visita didattica (sono stati posizionate bacheche informative sul progetto) e i ricercatori dell’Università di Padova (Dipartimento Territorio e Sistemi Agroforestali) a studiare il metodo utilizzato per verificarne l’efficacia in caso di eventi estremi futuri. Anche l’impianto ha seguito modalità innovative, privilegiando i “cluster”, ossia impianti di alberelli disposti in gruppi di diverse dimensioni, imitando quanto così bene fa la natura.
La gestione responsabile dei boschi di Asiago è realtà da secoli: i cives, ossia la popolazione che vive nell’area del Comune e che ha il diritto ad utilizzazioni come legna da ardere, sono stati fondamentali in questo, ed hanno mantenuto vivo l’interesse verso le risorse presenti sul territorio fino ai giorni nostri. A questa naturale propensione alla salvaguardia dei boschi, dal Marzo 2018 si è unita la certificazione di Gestione Forestale FSC, che garantisce la gestione responsabile delle aree boschive secondo alti standard ambientali, sociali ed economici. “Nei nostri boschi, tutti certificati FSC – commenta Diego Rigoni, ex consigliere comunale con delega al patrimonio forestale e tra i promotori della certificazione del patrimonio boschivo di Asiago – a cinque anni da Vaia è stato portato via oltre il 90% degli alberi schiantati e questo per fortuna ci ha consentito di contenere i danni del bostrico. La scelta della certificazione fa parte di un percorso più ampio che contraddistingue l’impegno ambientale del nostro Comune: è una scelta che facciamo oggi per garantire un futuro al territorio e alle generazioni che verranno”.