Coppia di bariste “in nero” dietro al bancone. Entrambe con il reddito di cittadinanza
Due percettori del reddito di cittadinanza lavoravano dietro al bancone di un bar di Gallio, con mansioni di baristi e camerieri, e nel contempo intascavano ciascuno di loro il reddito di cittadinanza. Si tratta di due donne, di 36 e 64 anni di età, cittadine italiane residenti in zona. Una forma di truffa allo Stato e quindi alla collettività “stanata” dal gruppo di Guardia di Finanza della Tenenza di Asiago nei giorni scorsi, e che sta suscitando un certo clamore in Altopiano. Non sono state rese note le generalità né la residenza precisa delle due collaboratrici, in attesa delle verifiche del caso.
Secondo i primi esiti dell’ispezione andata in scena nel Comune di Gallio, sono state riscontrate lacune relativamente alle disposizione di legge in materia di contratti di lavoro dipendente. Tra queste, l’emergere della presenza di due lavoratrici in nero all’interno del locale in misura eccedente a quanto consentito.
Una doppia posizione di impiego di persone già di per sé illecita a cui nel giro di poche ore è andata ad aggiungersi l’aggravante – sempre da “raddoppiare” in sede di giudizio – quando i successivi accertamenti delle Fiamme Gialle asiaghesi hanno permesso di rilevare dalle banche dati a disposizione dei finanzieri l’erogazione del Reddito di Cittadinanza da parte di entrambi. Svelando così l’azione truffaldina e la “doppia vita” dei collaboratori del bar di Gallio e avviandoli, salvo ricorsi difficilmente accoglibili a questo punto, a un risarcimento alle casse pubbliche vista l’indebita percezione dei contributi.
Ai due spettava infatti l’obbligo imperativo di comunicare l’attività lavorativa intrapresa al Ministero del Lavoro attraverso all’ente erogatore, mentre al titolare dell’attività al pubblico quello ordinario di inviare i contratti con rapporti di collaborazione: una “dimenticanza”, se così si può definire, che costerà al gestore del bar quasi 13 mila euro, con l’appendice della segnalazione all’Ispettorato del Lavoro che potrebbe disporre ulteriori accertamenti e anche la sospensione temporanea della licenza del locale, la cui denominazione non è stata resa nota.