Lupi, da gennaio oltre 90 predazioni. E i malghesi alzano bandiera bianca: “Così vendiamo”
Andar per malghe è appassionante, permette di scoprire il territorio con i suoi colori, profumi e, non di meno di andare alla scoperta dei prodotti tipici distintivi dei luoghi che si stanno esplorando. Un’esperienza avvincente, ma che potrebbe presto essere interrotta dalla presenza di un numero indefinito ed incontrollato di lupi nelle montagne vicentine. A dimostrarlo, amaramente, sono i casi concreti, come quello di Savino Colpo, che gestisce una malga privata a Conco, dove pascolano sei bovini.
Quest’anno la montagna vicentina e l’Altopiano dei Sette Comuni sembrano essere stati colpiti da una maledizione o, forse, dalle conseguenze della trascuratezza di un problema che si trascina da anni: solo nel primo semestre sono state oltre 90 le predazioni registrate, un numero probabilmente approssimato per difetto che certifica i soli casi denunciati.
“Ciò che sta accadendo è frutto del disinteresse di chi amministra il territorio e, con la propria inerzia, mette seriamente in difficoltà noi che lavoriamo e cerchiamo di mantenere in ordine e vitale un territorio apprezzato da chi ci vive e da moltissimi turisti che arrivano anche da fuori regione. La situazione è esasperante – spiega il malghese Savino. Il 2024, infatti, è stato un anno decisamente nero per la mia azienda. Delle sei vacche che avevo due sono state brutalmente divorate, mentre la terza, che avevo portato a casa nel tentativo di salvarla, è stata predata qualche giorno dopo”.
Il malghese di Conco rivolge un appello a chi difende allo stremo il lupo, così come gli altri grandi carnivori ed i selvatici che, progressivamente stanno distruggendo il territorio manutenuto per lo più da agricoltori ed allevatori, specie nelle aree più marginali. “Gli animalisti dovrebbero vedere cosa fa il lupo ai nostri animali – prosegue Savino – solo allora comprenderebbero che è necessario fermare la moltiplicazione incontrollata di questo predatore. Non si può andare avanti di questo passo. L’economia di un territorio e la sua salvaguardia è messa a repentaglio dalla volontà di incentivare la diffusione di un animale che da tempo non è più in via di estinzione”.
La triste ricostruzione della situazione che il Vicentino sta vivendo appare chiara ed indiscutibile. Ed a fronte di un quadro così nitido e di un destino non certo favorevole il malghese Savino ha preso una difficile decisione: “Tornerò a fare il lavoro di prima. Ho deciso di vendere gli animali che mi sono rimasti per tornare a fare il muratore. Finalmente potrò avere un guadagno sicuro, tutti i mesi, e, soprattutto, la notte dormirò sonni tranquilli, senza dovermi sorvegliare nel tentativo vano di proteggerli i miei bovini dai selvatici reintrodotti incoscientemente e senza pensare a pianificare un loro contenimento qualora necessario”.