Montagna mia non ti riconosco: la moda dell’après-ski divide gli amanti delle piste
Più che una moda è ormai un rito collettivo consolidato quello dell’après-ski nelle più famose località sciistiche anche vicentine: una bella giornatina sugli sci e per concludere l’aperitivo giusto accompagnato da un coinvolgente dj set prima di rituffarsi nel traffico del ritorno verso casa.
E guai a pensare che questa tendenza sempre più affermata coinvolga solo i più giovani: non è raro scorgere qualche bella chioma brizzolata lanciarsi tra la folla. Ma che cos’è l’après-ski? Presto detto. Quello che una volta era il momento di togliersi gli scarponi e qualche indumento tecnico di troppo, accoccolati vicino ad un bel camino della baita ai piedi delle piste magari con una buona cioccolata calda o meglio un buon brulè. Solo che adesso, con le energie residue, dopo aver fatto slalom tra le nevi, si resta ancora all’aperto, incuranti della temperatura che scende, impegnati tra balli scatenati, musica che batte le migliori hits del momento e lightwalls degni di una discoteca di riviera.
Ma questo après-ski convince proprio tutti? Abbiamo raccolto, tra le testimonianze pervenute, un pensiero – forse – controtendenza.
Gentile Redazione,
Sono anni che vado in montagna a sciare, da quando ancora mi portava mio papà. Se c’è tempo e lavoro permettendo, si va in Alto Adige: quando invece mi posso concedere solo la mezza giornata, le nostre piste in Altopiano vanno più che bene. Per me la montagna è sempre stata sinonimo di pace e di relax, di paesaggi che ti distolgono dai problemi che abbiamo tutti. Una carica di adrenalina in mezzo alla natura. O almeno così era: sì perché negli ultimi anni e dopo il Covid peggio ancora, non c’è un weekend in cui a metà pomeriggio non inizi la musica a palla con orde di persone che si accalcano a bordo pista col bicchiere in mano. Fosse uno, il bicchiere: c’è gente che vomita da quanto beve, altro che aperitivo.
Un degrado impietoso per la nostra montagna, dove l’alcol è l’elemento cardine del divertimento: ma serviva venire qua a ubriacarsi? Capisco se fossero un paio di evnti così a spot, ma ogni santo fine settimana no, è davvero troppo. Sappiate che spesso ormai, c’è chi sale dalla pianura non per sciare, ma solo per questo après-ski. Qualcuno penserà che a 35 anni parlo come un vecchio, ma sono fiero di saper vivere ancora la bellezza dello sci e della montagna senza bisogno di trasformarla in altro. Questa idea che si può fare tutto e ovunque a me disturba e non sono l’unico a pensarla così: alcuni amici evitano ormai certe piste per risparmiarsi questo caos. Ridateci la montagna e tenetevi questa specie di party alcolici (dimenticavo: poi non lamentiamoci degli incidenti!).
Nicolò M. (Costabissara)
Immagine di repertorio