Ospedale, domani la manifestazione. Lanzarin promette, ma i sindaci chiedono fatti
Carola è nata per terra, nel salotto di una casa di Gallio, venerdì scorso 4 settembre. Terza di tre fratellini, figlia di Francesco Gios e Marika Pertile, la neonata non sa che la sua nascita è già diventata l’emblema della crisi dell’ospedale di Asiago, dove il punto nascite e pediatria sono chiusi dal marzo scorso, quando il nosocomio dell’Altopiano era al centro di un focolaio di contagio da Sars-Cov-2. E mentre l’assessore regionale alla sanità torna a rassicurare sindaci e cittadini, domani in tanti si preparano a scendere in piazza per difendere il proprio ospedale.
Carola nasce in casa
Sono le 16.30 di venerdì scorso, Marika Pertile sta portando i suoi figli ad allenamento, non nessuna contrazione ma si rompono le acque. Torna quindi a casa, chiama il marito Francesco Gios e si prepara per “scendere” all’ospedale di Bassano per il parto: esattamente 34 chilometri di strade di montagna, circa tre quarti d’ora di strada. Il marito arriva, ma è chiaro che non c’è tempo per portare Marika a Bassano, chiamano un’amica ostetrica e avvertono il 118. Alla giovane mamma arrivano tre contrazioni fortissime, con l’aiuto dell’amica, Carola nasce in salotto e quando arriva l’ambulanza (con a bordo anche l’ostetrica di turno) è già fra le braccia della sua mamma: sono passati solo 37 minuti. La piccola viene portata all’ospedale di Bassano, mentre l’ostetrica vedendo che Marika fatica a espellere la placenta, capisce che le cose potrebbero complicarsi. “Hanno fatto un passaggio in pronto soccorso ad Asiago, che è solo a tre chilometri da casa nostra e dove per puro caso c’era un ginecologo, ma hanno deciso di partire subito per il San Bassiano” racconta Francesco.
Alla fine, tutto si risolverà per il bene, ma se ci fossero state complicanze vere? “Il ginecologo in ospedale c’è solo un paio di giorni a settimana – spiega Francesco -, le ostetriche fanno i turni, ma non di notte. Siamo nelle mani di nessuno, continuano a dire che Asiago non perderà il suo ospedale, ma di fatto le cose vanno sempre peggio. Le istituzioni non ci sono, possiamo contare solo sulla passione e la competenza di chi all’ospedale di Asiago ci lavora. Quello che è successo a noi può succedere di nuovo e potrebbe non andare bene come è andata a noi”. E in effetti ad aprile un altro bimbo, Federico, era nato in pronto soccorso. Intanto, il nuovo ospedale, costato 30 milioni di euro e già dotato anche delle attrezzature, rimane chiuso.
La Lanzarin rassicura
Dopo essere salita in Altopiano nei giorni scorsi per rassicurare i sindaci, l’assessore regionale Manuela Lanzarin oggi ha tenuto una conferenza stampa presso la direzione dell’Ulss 7 a Bassano. Lo scopo, rasserenare gli animi (a una settimana dalle elezioni) sul destino dell’ospedale. “Lo dico da lungo tempo, fin dalla definizione delle schede ospedaliere del nuovo Piano Sociosanitario Veneto, torno a ribadirlo oggi: l’ospedale di Asiago non è e non verrà depauperato. Sul suo futuro non deve esserci alcun timore. I servizi in difficoltà lo sono non per scelta ma per la ben nota carenza di medici, che stiamo combattendo con ogni mezzo. Leggo che ci sarebbero dei medici disponibili a prendere servizio ad Asiago: ci si facciano avere i nominativi e li contatteremo immediatamente”.
Per l’assessore veneto alla sanità le polemiche e i timori sarebbero insomma infondati: “La programmazione di crescita della struttura non subisce né subirà alcuna modifica. In questa fase alcuni servizi, non l’intero ospedale, sono in difficoltà per la carenza di personale. Per farci fronte stiamo utilizzando tutte le leve a nostra disposizione, come i concorsi di Azienda Zero, utilizziamo ovunque necessario, l’ingaggio di medici a gettone e in libera professione, l’introduzione al lavoro degli specializzandi, oggi possibile in tutta Italia grazie a una intuizione di alcuni mesi fa proprio della Regione Veneto, in collaborazione con le nostre Università. Non dimentichiamo che la scelta di andare in un determinato ospedale è del medico”.
“Il punto nascite – ha aggiunto Lanzarin – non è in discussione, e ha già avuto la deroga ai parametri nazionali del DM 70. L’attività è sospesa, ma solo per la persistente carenza di personale alla quale stiamo dando risposte utilizzando tutti i canali disponibili. Confidiamo ad esempio nel prossimo concorso di Azienda Zero per l’assunzione di specialisti, per dare ad Asiago le figure professionali necessarie. Il punto nascite non chiude, così come non chiude nessuno di quelli del Veneto, a maggior ragione in un’area di montagna. Grossi investimenti sono stati fatti e altri ne faremo se necessario. Sono già state acquistate, ad esempio, le attrezzature per il nuovo ospedale, realizzato con 30 milioni di euro”.
Rigoni Stern chiede fatti
Il sindaco di Asiago, però, dopo l’incontro con Lanzarin e il Commissario Bortolo Simoni di questa settimana non è andato per le sottili. “Da mesi la Lanzarin dice sempre le stesse cose. Basta parole – ha detto Roberto Rigoni Stern – ora servono i fatti! Ossia la messa in sicurezza dell’ospedale di Asiago, l’urgente riapertura del punto nascita, la riattivazione completa del reparto di pediatria, la riacquisizione della piena funzionalità del nostro nosocomio dopo l’emergenza Covid”. Per quel che riguarda nello specifico il punto nascite, per Rigoni Stern il problema è l’incapacità della direzione Ulss 7 di gestire le équipe di medici: “A Santorso ci sono 14 ginecologi, faranno un migliaio di parti l’anno con uno staff che ne potrebbe gestire duemila. A Bassano i ginecologi, con una popolazione simile, sono otto e i due di Asiago sono a Bassano. Trovino il modo per spostare qualcuno da Santorso a Bassano e rimandino in Altopiano i nostri medici. Capisco che il commissario abbia timore a toccare cerci equilibri, ma non possiamo pagare noi con una popolazione di 25 mila abitanti che diventano centomila con i turisti”.
Domani la manifestazione
Domani, intanto, si preannuncia una grande partecipazione per la manifestazione “Salviamo l’ospedale di Asiago”, organizzata dal Comitato diritto alla salute Altopiano. L’appuntamento è alle 11 in piazza Carli. L’obiettivo è difendere l’ospedale e chiedere l’immediata riattivazione di tutti i servizi. Fra i sindaci si è molto discusso se partecipare o no alla manifestazione, vista la vicinanza dell’appuntamento con le elezioni regionali. “Crediamo le istituzioni debbano rimanere fuori in questo momento delicato. Per questo a nome dei sindaci saremo presenti io, il sindaco di Gallio Emanuele Munari e quello di Roana Elisabetta Magnabosco, fra i nostri cittadini e senza fascia”.