Maltempo in Altopiano, viaggio nella devastazione delle foreste della Val d’Assa
Quando arrivo dove la Strada provinciale 349 è interrotta, poco dopo l’abitato di Camporovere (Roana), un carabiniere forestale mi ferma: impossibile proseguire. Cade una pioggerella leggera e aspetto con pazienza che qualcuno delle forze dell’ordine abbia modo di percorrere la strada chiusa per motivi di servizio, così da avere la possibilità di salire a bordo e transitare con loro in quella che già mi annunciano come una devastazione: in zona Ghertele, a tredici chilometri da qui, sulla strada della Val d’Assa che porta a Lavarone (Trento) sono venuti giù i boschi e c’è mancato poco che qualcuno ci lasciasse la vita.
Intanto è l’una e arriva un collega a dare il cambio al forestale che mi sta facendo compagnia. “Vado in caserma” mi dice sorridendo ed indicandomi un’abitazione lì a fianco. “C’è una signora che ci ha preparato un piatto di pasta” spiega il suo collega, che poi inizia a raccontarmi cosa è successo qui ieri sera dalle sei in poi: piante divelte, una decina di automobilisti bloccati nelle auto, costretti a passare la notte all’osteria Antico Confine, sulla linea che separa il Trentino dal Vicentino: impossibilitati a proseguire, impossibilitati a ritornare indietro. 35 minuti di strada, 26 chilometri che ieri sera sono diventati un inferno di raffiche di vento e rovesci di pioggia.
Un termoidraulico di Asiago, Massimo Cunico, stava tornando verso casa dopo una giornata di lavoro quando si è trovato in mezzo alla furia degli elementi. Prima è caduto sul tetto del furgone un tronco, poi degli altri. L’Osteria, unico tetto disponibile nei paraggi, era un paio di chilometri indietro, ma non ha potuto far altro che uscire dal furgone e raggiungerlo di corsa, a piedi, e lì passare la notte in compagnia di un’altra decina di persone. “Stamane abbiamo portato fuori quattro auto, ma ce ne sono altre e il furgone è ancora là”, racconta il forestale. Comincio a farmi un’idea, ma solo quando lo sguardo impietrito coglie la devastazione che mi passa davanti, riesco a capire cosa è successo davvero qui ieri sera. No, qui non si sono schiantati alberi. Si sono schiantati interi boschi.
Quando arrivano due guardiaboschi – Massimiliano di Roana e Matteo di Rotzo – con il fuoristrada della polizia locale, gentilmente accettano che li accompagni in questo viaggio nella distruzione di un patrimonio inestimabile. Poche curve ed iniziano a vedersi i primi schianti in strada e in mezzo al bosco.
I vigili del fuoco, attivi sull’Altopiano dei Sette Comuni con cinque squadre, all’una hanno già liberato dalle piante metà carreggiata, ci informa un operatore che sta scendendo dal Ghertele. Per l’altra metà serviranno un altro paio di giorni, forse. “Qui serve il processore – ripetono fra loro i due guardiaboschi scioccati – che ci consente di velocizzare di venti volte il lavoro, togliendo automaticamente i rami dal tronco”.
Ancora qualche curva e si para davanti a noi il primo segno della zona più devastata: dove c’è una vallata laterale, sembra che una grande mano abbia letteralmente “spazzolato” e appiattito a terra con la sua forza tutti gli alberi, come fossero erba. Sembra un ciuffo di capelli rovesciato in modo innaturale. Allucinante. “Mai visto una cosa simile” ripetono i miei compagni di viaggio. Potrebbero essere 30 mila metri cubi di bosco distrutto. Da lì in poi, come se fosse passato un vento fortissimo, sono pochi gli alberi in piedi, la strada è quasi impraticabile ed appare il furgoncino distrutto di Massimo Cunico. Che davvero può andare a Monte Berico a piedi, come si dice dalle nostre parti. Più avanti, sulla sinistra, tutti, ma proprio tutti, gli alberi sono sradicati per una profondità, nel bosco, di almeno 200 metri. Impossibile, per ora, sapere com’è la situazione all’interno.
Al Termine troviamo alcuni vigili del fuoco che si son fermati per mangiare un panino, i mezzi fermi a bordo strada prima di iniziare, di nuovo, a togliere tronchi dalla strada. Per gli alberi nel bosco, ci vorranno mesi. “Devo portare qui il sindaco a vedere” afferma Massimiliano riportandomi al punto di partenza, quasi a voler dire: “Se uno non vede non ci crede”.
Intanto giovedì, il meteo promette di nuovo tempo pessimo.