“A casa mia comando mi, ma in Comune comanda le done”
A ripercorrerla sessant’anni dopo, la curiosa vicenda fa ancora riflettere ed un sorriso è quasi inevitabile. Eppure in quel manipolo di case inerpicato nella parte meridionale dell’Altopiano dei Sette Comuni, nell’estate del 1964 c’era ben poco da ridere. Un caso unico in Italia, un governo di sole donne: Rotzo era un paese diviso, pare per diatribe legate alla querelle tra Rotzo e Valdastico circa la spartizione delle terre comunali.
Un clima teso anche per un deficit di bilancio che aveva spinto quindi gli uomini del paese ad una decisione estrema: alle elezioni ormai imminenti non si sarebbe presentato nessuno, causando di fatto l’insediamento di un commissario prefettizio a farsi carico degli affari urgenti. Una resa antidemocratica cui la maestra Carla Slaviero, sembra in un blitz dell’ultimo momento, non volle sottostare: convinte otto casalinghe dal paese – benché la stessa Slaviero interpellata dalle telecamere dell’epoca raccontò di aver tentato invano il coinvolgimento di una rappresentanza maschile – presentò una lista e diventò la prima sindaca del paese con un consiglio tutto rosa.
Apriti cielo. Tra i pochi a sostenere l’intraprendente tentativo dell’insegnante, moltissime furono invece le critiche: chi gridò al colpo di stato, chi accusò le donne di atteggiamenti dittatoriali, chi si definì “umiliato” e chi ancora, tra il serio e il faceto, lamentò una totale assenza di informazioni da parte delle donne proprio nel luogo deputato per eccellenza a tale scopo: l’osteria.
Ma la maestra Carla, tenace come una guerriera, non arretrò di un solo centimetro, superando persino l’imbarazzo di una prova di scrittura e lettura in pubblico per una delle sue colleghe, additata come analfabeta: “Prima di venire in Comune – ammise onesta ai cronisti dell’epoca una delle sue assessore – sbrigo tutte le faccende di casa, così mio marito non ha di che rimproverarmi”. E da rimproverare ci fu ben poco: i bilanci comunali, pur nelle difficoltà, furono risanati senza sacrificare i servizi e fu inoltre chiusa con la nota “sentenza Terracina” – dal nome del giudice chiamato a dirimerla – l’annosa vertenza con Valdastico.
“Siamo molto soddisfatte del lavoro svolto – dichiarò la sindaca – non ci preoccupiamo del risentimento di alcuni uomini, abbiamo imparato a nostre spese che i pantaloni e le gonne sono la stessa cosa. Il potere dovrebbe essere nelle mani di coloro che sanno come usarlo, che hanno il buon senso e la forza senza distinzione di sesso”.
(dichiarazione da Allum, P. (2011), Le donne di Rotzo. op. cit., p.50.)