Turismo locale, si salva solo l’Altopiano. Affari a picco per alberghi, giù anche bar e ristoranti
Profondo rosso per le strutture ricettive del Vicentino, “scottate” nel corso dell’estate dagli strascichi dell’ondata pandemica – e malefica – del Covid-19. Si salva l’Altopiano dei Sette Comuni, ma solo per il mese di agosto quasi da “sold out”, mentre per giugno e luglio tradizionalmente presi d’assalto dai turisti il denominatore comune è il passivo importante riscontrato su tutta la provincia di Vicenza. A certificarlo sono i dati in corso d’opera offerti da Confcommercio, in attesa dei riscontri definitivi a fine stagione. Per l’ultima tranche estiva, poi, le previsioni di settembre non sarebbero granchè ottimiste.
Un “giugno e luglio da dimenticare, agosto da salvare solo per l’Altopiano di Asiago“, così esordisce il resoconto diramato stamattina dall’associazione vicentina, per quanto concerne nel dettaglio l’andamento della stagione turistica vista con gli occhi di bar, ristoranti e strutture ricettive assimilabili. Si tratta di un’analisi a campione come da prassi dopo aver contattato 200 attività riferite ai pubblici esercizi (pub, bar, trattorie, ristoranti e affini) e alle strutture ricettive che ospitano i visitatori (alberghi e hotel).
L’influsso dell’effetto coronavirus ha “azzoppato” in partenza la stagione 2020 per il turismo locale nel Vicentino, anche se gradualmente la richiesta è passata dallo zero assoluto dei primi di giugno a una timida ripresa. I risultati, pur con differenziazioni tra imprese e aree, lasciano in generale intravedere pochi segnali positivi nel futuro a breve termine. In controtendenza solo l’Altopiano di Asiago dove si è mediamente registrato ad agosto una sostanziale tenuta rispetto allo stesso mese del 2019: tradotto in percentuali un +1,5% di fatturato per i primi +0,5% per i secondi, ma senza “dessert”, in quanto il segno più va messo nel calderone con il doppio meno dei mesi precedenti. Allargando lo sguardo a luglio, infatti, cala il segmento alberghi (-33,4%), mentre la ristorazione contiene i danni ad un -17%. A giugno perdite più consistenti, con -46,3% di fatturato in alberghi, e -24,4% in bar e ristoranti, rispetto a giugno 2019.
Per chi ha frequentato Asiago e i comuni limitrofi della Spettabile Reggenza, impossibile non notare un afflusso costante di gente, per buona parte visitatori “mordi e fuggi”, molti dei quali a riscoprire l’area prealpina attraverso il ritorno alle seconde case o al turismo giornaliero e di derivazione sportiva. Restando sulla montagna vicentina, la situazione è ancor peggiore a Recoaro Terme, a causa del funzionamento ridotto delle Fonti, mentre a Tonezza il settore alberghiero ha in parte perso l’indotto creato dagli stage e raduni che negli anni passati sfruttavano il fiore all’occhiello del paese, vale a dire gli impianti sportivi.
Scendendo in pianura, nelle aree a maggiore vocazione turistica il quadro disegnato dalla rilevazione di Confcommercio Vicenza rimane oltremodo critico. Le strutture ricettive di Vicenza e dei comuni limitrofi denunciano fatturati a picco a giugno (-57,6%), luglio (-50,8%) con un piccolo recupero ad agosto (-34,2%); mentre il settore ristorazione e bar vede un recupero a luglio (dal -34,2% di giugno a -26% a luglio), per tornare fortemente negativa ad agosto con un -32,6% rispetto allo stesso periodo del 2019. I dati non si discostano molto nell’area di Bassano del Grappa e Marostica, dove alberghi, b&b e pubblici esercizi si mantengono per tutta l’estate in “terreno” fortemente negativo, anche in questo caso più contenuto solo ad agosto con un -38,9% in media nel confronto con lo stesso periodo del 2019 per gli alberghi ed un – 22,9% per bar e ristorazione.
Altro dato significativo per l’alberghiero, è quanto dichiarato dagli imprenditori sulla permanenza media dei turisti nelle strutture, che è diminuita per il 69% (sul 2019). “Il quadro che emerge dai dati non sorprende – è il commento di Sergio Rebecca, presidente provinciale di Confcommercio – ed è frutto di un mix di fattori tutti legati alle conseguenze dell’emergenza Covid-19. Si va dalla mancanza del turismo business al crollo delle presenze straniere e alle scelte degli italiani di privilegiare mare e montagna rispetto alle città d’arte. E’ vero che i nostri connazionali hanno riscoperto il Belpaese, ma è altrettanto vero che il turismo interno non basta per dare respiro ad un comparto che a livello provinciale si regge anche e soprattutto sull’indotto produttivo e sulle fiere dell’oreficeria”.
“Ci vogliono azioni forti di sostegno ai settori alberghiero e ristorativo – prosegue il presidente Rebecca nella sua analisi-, non possiamo permetterci che un mondo forte di oltre 5 mila imprese nel complesso in provincia, sia lasciato solo ad affrontare un futuro fortemente incerto. Bonus, moratorie, ammortizzatori sociali aiutano nell’immediato e in questo senso il pressing del sistema Confcommercio sul Governo, in particolare di Fipe e Federalberghi, è stato incalzante. Ma serve anche lavorare sulla prospettiva del settore, su come sarà cioè il turismo vicentino, veneto e nazionale del post Covid-19, al fine di adeguare i piani di sviluppo aziendale”.