Vendeva opere d’arte come hobby, in realtà era un lavoro: sequestro da 1,9 milioni
L’hanno chiamata operazione “Il collezionista”, volendo sottolineare così come dietro ad un uomo che si spacciava per hobbista ci fosse un vero e proprio professionista nella vendita di opere d’arte. A conclusione di una complessa operazione, gli uomini della Guardia di finanza di Asiago hanno sequestrato ad un imprenditore dell’Altopiano 65 opere d’arte che sfiorano, come valore, 1,9 milioni di euro. I quadri erano firmati da artisti famosi, come Vedova e Pomodoro.
All’uomo, noto geometra di Asiago (V. B. le iniziali), i finanzieri hanno sequestrato anche 15mila euro. L’indagine di polizia economico-finanziaria scaturisce da una verifica fiscale nei confronti dell’imprenditore, nell’ambito della quale i militari hanno riscontrato l’accredito di ingenti somme derivanti dalla cessione di opere d’arte. Dietro alle vendite, in realtà, si nascondeva un articolato sistema di evasione fiscale perpetrato anche grazie alla collaborazione di altre persone. In particolare, stando alle indagini, il sistema prevedeva l’occultamento dell’ingente patrimonio artistico dell’indagato in alcuni magazzini di Verona riferibili ad una società creata ad hoc. Il professionista faceva transitare il denaro sui conti correnti di altre persone al fine di nascondere i profitti della propria attività e giustificava la propria posizione definendosi “collezionista privato”, costretto a smobilizzare il patrimonio acquisito negli anni per far fronte a un dissesto finanziario relativo a pregresse iniziative imprenditoriali nel settore del gas.
Le Fiamme gialle, attraverso una serie di riscontri e incrocio di dati, hanno constatato che in realtà la condotta dell’asiaghese era quella tipica di un’impresa organizzata in modo commerciale dedita alla compravendita di opere d’arte. Gli approfondimenti investigativi, che hanno portato alla scoperta e alla perquisizione di due magazzini intestati a terzi ma di fatto nella disponibilità dell’indagato, hanno permesso di appurare l’organizzazione commerciale del “collezionista”, che preservava in modo minuzioso il proprio patrimonio costituito da 879 opere. Tali opere, tutte sottoposte a sequestro probatorio, erano infatti rigorosamente imballate ed ordinatamente posizionate su scaffali, con tanto di catalogazione, corredate di una stima del valore effettuata dal commerciante. La gestione e la custodia dei quadri nei magazzini, inoltre, era stata affidata a un collaboratore che, sulla base delle direttive impartite dall’indagato, accompagnava i galleristi per le consegne e il ritiro della merce. L’imballaggio, il trasporto, la catalogazione e l’accatastamento delle opere avveniva invece attraverso l’impiego di dipendenti delle società di cui l’uomo era rappresentante legale.
Gli elementi acquisiti hanno confermato l’ipotesi investigativa secondo la quale la cessione e l’acquisto delle opere d’arte avveniva non già a titolo di hobby, quanto piuttosto di vera e propria attività commerciale, i cui proventi l’indagato avrebbe dovuto dichiarare all’amministrazione finanziaria. Pertanto, i finanzieri hanno segnalato la posizione alla procura di Vicenza per “dichiarazione infedele”. L’operazione delle Fiamme gialle si è sviluppata facendo leva sulle peculiari funzioni di polizia economico-finanziaria ed è stata condotta tanto sotto il profilo amministrativo-tributario quanto quello penale, con il conseguente sequestro preventivo per equivalente del patrimonio che annovera opere di
noti e prestigiosi artisti contemporanei di fama internazionale quali Emilio Vedova, Ugo Rondinone, Arnaldo Pomodoro, Yang Fudong, Anish Kapoor ed altri, nei limiti del profitto dell’attribuito reato di evasione, finalizzato alla confisca delle opere, che è obbligatoria nel caso in cui il procedimento penale si concluda con la condanna dell’indagato.