Abbassato il quorum per i referendum sulla fusione fra Comuni. Il 29-30 ottobre si vota per Gambugliano e Sovizzo
Sulle fusioni fra Comuni, si cambia: il Consiglio Regionale del Veneto, infatti, ha approvato ieri il disegno di legge che abbassa dal 50% al 30% il quorum per la validità dei referendum fra gli elettori coinvolti.
“Il disegno di legge sull’associazionismo intercomunale, le fusioni di comuni e le intese programmatiche di area, approvata ieri in Consiglio regionale, definisce un passaggio importante all’interno del piano di riordino territoriale. Le disposizioni approvate aiuteranno a dare rapida attuazione al Piano di Riordino territoriale adottato dalla Giunta regionale e all’esame della Prima Commissione Consiliare per l’espressione del parere di competenza. In particolare, segnalo come abbassando anche il quorum di partecipazione ai referendum di fusione, che viene portato dal 50 per cento al 30 degli aventi diritto al voto, con ulteriore ribasso al 25 per cento laddove vi sia una alta percentuale di iscritti all’Aire, potremo avviare una nuova stagione per i processi di fusione che si lega strettamente a quella razionalizzazione della governance capace di sostenere una visione nuova, aggiornata e ancora più efficiente del territorio regionale”.
Lo ha detto l’assessore regionale al Bilancio e alla Programmazione, Francesco Calzavara, commentando l’approvazione della legge su associazionismo e intese d’area che rappresenta il primo tassello per l’iter dedicato al Piano di Riordino Territoriale (Prt).
“Il referendum è il più importante istituto di democrazia diretta e abbassare il quorum non va ad intaccare questo diritto, ma intende combattere un fisiologico astensionismo – precisa Calzavara -. Il 29 e il 30 ottobre celebreremo in Veneto ben quattro referendum consultivi su processi di fusione, una sorta di ‘fusion day’, in cui otto amministrazioni locali si confronteranno con i propri cittadini applicando il nuovo quorum di partecipazione”.
I comuni che andranno al voto l’ultimo weekend di ottobre sono: Polesella – Guarda Veneta; Gambugliano – Sovizzo; Quero Vas – Alano di Piave; Carceri – Vighizzolo d’Este.
“Il Veneto con i suoi 563 comuni è la terza regione per numero di comuni, di cui 181 con meno di 3mila abitanti e in uno scenario decennale, circa 130 Comuni veneti sotto i 10mila abitanti avranno serie difficoltà ad erogare servizi efficienti sul proprio territorio – spiega Calzavara -. Per tali Comuni l’amministrazione regionale intende sollecitare una profonda riflessione sul tema al fine di individuare la dimensione media ottimale per continuare a garantire tutte le funzioni comunali. Questo potrà avvenire attraverso varie forme: le unioni di comuni, le conferenze dei sindaci e i futuri Ats che vedranno la nascita entro l’anno”.
Aumentano gli incentivi statali
“Una recente relazione della Corte dei Conti ha affermato che l’aggregazione tra i
Comuni di piccole dimensioni comporta indiscutibili vantaggi sul piano organizzativo
– commenta Antonio Ferrarelli, presidente della Fondazione Think Tank Nord Est – cui si aggiungono i cospicui incentivi statali erogati per 15 anni. Apprezziamo quindi la scelta della Regione Veneto di abbassare il quorum dei referendum di fusione perché agevola il riordino territoriale ed evita che la generale disaffezione al voto blocchi qualunque tentativo di riforma, anche proveniente dalle stesse comunità locali”. Secondo un’analisi della Fondazione, in Veneto le fusioni sono già state premiate con oltre 65 milioni di euro di contributi statali dal 2014 ad oggi.
In Veneto respinte una proposta di fusione su due
Eppure, nonostante la convenienza economica, oltre la metà delle proposte di fusione in Veneto è stata finora respinta: ben 15 su 29 hanno fallito il test del referendum. Sono 14, invece, quelle portate a termine con successo: cinque in provincia di Vicenza e di Belluno, due nel Padovano, una nel Trevigiano e nel Rodigino. In provincia di Verona tutti e tre i referendum sono stati bocciati, mentre nel Veneziano non si è tenuta alcuna consultazione.