Ava, Comune di Schio all’angolo: 28 sindaci per il “sì” al potenziamento dell’impianto
28-2-1: è finito così il voto di ieri sul potenziamento del termovalorizzatore di Ca’ Capretta a Schio. L’assemblea dei 32 soci di Alto Vicentino Ambiente (31 Comuni dell’Alto Vicentino più l’Unione Montana della Spettabile Reggenza dei Sette Comuni) ha approvato il masterplan proposto dal CdA, che ora è chiamato a redigere un piano industriale per i prossimi dieci anni. Il documento presentato da 25 Comuni, favorevole al percorso indicato dal CdA, ha ricevuto il Sì di 28 soci, mentre si sono astenuti i sindaci di Marano Vicentino e di Torrebelvicino e ha espresso voto contrario il Comune di Schio, presente con la sindaca Cristina Marigo, e gli assessori Alessandro Maculan e Chiara Parise. Unico Comune assente all’importante votazione: Cogollo del Cengio.
Mentre fuori protestavano una quarantina di attivisti, convocati dal centro sociale Arcadia e comitati per chiedere il coinvolgimento dei cittadini e di stoppare il progetto, dentro all’assemblea il clima era testo, con un fronte ben distinto, composto dalla stragrande maggioranza dei sindaci di ogni colore, da una parte, e il Comune di Schio (che però detiene il 23% delle quote ed è quindi il socio di maggioranza, oltre ad ospitare l’impianto nella propria zona industriale).
Il progetto
Il masterplan presentato a inizio luglio ai Comuni soci prevede nei prossimi dieci anni la chiusura della linee 2 e 3 e la loro sostituzione con una nuova linea, più efficiente, che produrrebbe meno emissioni e che in futuro potrebbe supportare anche la rete di teleriscaldamento. Un impianto che i sindaci favorevoli chiedono venga dimensionato “sulla base dei volumi di rifiuti all’area della provincia di Vicenza e comunque all’interno della pianificazione regionale”.
Un progetto da circa 80 milioni di euro, che porterebbe la capacità di bruciare rifiuti dai circa 85 mila tonnellate all’anno attuali a circa 110 mila. I Comuni favorevoli contestano a Schio il fatto che sia già un anno che se ne parla e che proprio su richiesta dell’allora amministrazione Orsi si era finanziato uno studio per verificare la fattibilità di un ridimensionamento dell’impianto: i risultati, presentati ai soci nel dicembre scorso, secondo i quali lo spegnimento della linea 2, da dieci anni cavallo di battaglia della maggioranza scledense, non risulta sostenibile nè dal punto di vista ambientale, nè giuridico, né economico. Questo in particolare perchè costringerebbe all’apertura di una nuova discarica e a un impoverimento di circa 400 mila euro del bilancio societario o, in alternativa, ad un aumento a doppia cifra della tassa sui rifiuti.
Al Comune di Schio gli altri sindaci contestano di non aver presentato alcuna alternativa progettuale. Gli amministrratori scledensi – Orsi prima, Marigo poi e l’assessore Maculan sia prima che dopo – ritengono invece che vista la diminuzione del rifiuto urbano secco nei prossimi anni, spegnere la linea 2 sia un obiettivo da perseguire, in vista di futuro tutto puntato su riduzione e riciclo dei rifiuti. Marigo nei giorni scorsi ha sottoposto agli altri sindaci un approfondimento che ha tentato di motivare questo punto di vista, ma lo studio è stato contestato ieri in assemblea in quanto carente di dati importanti (ad esempio, u numeri dei conferimenti a Ca’ Capretta di rifiuti assimilabili agli urbani e sanitari). Risultato: bruciate tutte le possibilità di un punto d’incontro, è passata la scelta di non perdere ulteriore tempo, con un voto che ha messo Schio, socio di maggioranza, all’angolo.
I commenti
Mentre a Schio tutto tace, il giorno dopo sono altri sindaci a parlare. “Non è stata una spaccatura politica. I 28 Comuni che hanno votato a favore del potenziamento – commenta il sindaco di Breganze Alessandro Crivellaro – non sono certo meno impegnati ad abbattere l’inquinamento e il punto di arrivo di ieri è frutto delle decisioni di maggio dell’anno scorso. Il potenziamento ci consentirà di abbattere le emissioni grazie a un impianto più all’avanguardia e abbiamo confermato l’impegno a migliorare la raccolta, la differenziazione e la qualità del rifiuto, privilengiando il recupero, ma ci siamo anche impegnati ad eliminare il conferimento in discarica, che vede oggi ancora una quota residua, nonchè a scongiurarne l’apertura di nuove. Dall’altra parte, non è stata proposta alcuna alternativa”.
Il sindaco di Marano Vicentino, Marco Guzzonato, prende le distanze “dai toni, dai metodi e dai contenuti, in qualche caso demagogici, proposti da alcuni amministratori per mascherare l’assenza di una proposta concreta e fattibile alternativa”, e dice di apprezzare “l’impegno e la responsabilità di chi ha sostenuto la necessità di ristrutturare l’impianto”. Allo stesso tempo, spiega l’astensione: “l’opzione, necessaria, di ammodernare l’impianto di Ca’ Capretta va sviluppata mantenendo il controllo sulla quantità di tonnellate previste dal piano regionale e prevedendo un piano di investimenti sostenibile e sufficientemente flessibile”, offrendo la disponibilità a trovare “un giusto punto di equilibrio”. “E’ irresponsabile e pericoloso parlare di chiusura della linea 2 senza un valido progetto alternativo: la chiusura tout court della linea non è possibile, perché non saremmo più in grado di smaltire parte dei nostri rifiuti, come quelli sanitari; a questo si unirebbe inoltre un aumento dei costi di gestione per pagarne lo smaltimento. Riteniamo però che la proposta di ammodernamento dell’impianto vada ulteriormente definita e modificata, magari considerando investimenti più contenuti, con la ristrutturazione delle linee esistenti”.
“Gli amministratori che vogliono tentare di svolgere con responsabilità il loro ruolo – ha affermato in assemblea il sindaco di Zugliano Sandro Maculan – si confrontano sempre. Con i cittadini, con associazioni ed imprese, all’interno delle società da loro gestite. Un amministratore invece dovrebbe evitare sempre di creare allarmismo e di alimentare paure infondate nei cittadini, per accrescere consenso verso una propria tesi. Paure spesso basate su dati e notizie infondate. Solo per citare un esempio: non sono mai stati bruciati fanghi con i Pfas nel termovalorizzatore di Schio, come invece si è cercato di far passare in questi giorni fra l’opinione pubblica. Chi lo afferma dovrebbe essere denunciato per procurato allarme”. Il riferimento all’allarmismo è rivolto velatamente all’atteggiamento di alcuni amministratori scledensi, come la vicesindaca Barbara Corzato e l’assessore Marco Gianesini. Tutti comportamenti che hanno fatto da cassa di risonanza alle preoccupazioni di cittadini e associazioni, fra cui Genitori preoccupati, Alto Vicentino Ricicla e Medici per l’ambiente, che avevano avviato anche una campagna di mail-bombing e di acquisto di spazi pubblicitari chiedendo ai sindaci di ripensarci.
Le altre votazioni
Non meno importanti, per il futuro della società in house che gestisce i rifiuti nell’Alto Vicentino, sono state le altre due decisione prese dall’assemblea, che pure hanno visto Schio isolata.
La prima riguardava la fusione con Soraris, società “sorella”, che già conferisce a Ca’ Capretta, di cui fanno parte 18 Comuni vicentini, per un totale di 130 mila abitanti, 56 mila nuclei familiari e 5.500 utenze non domestiche. L’idea della fusione ha l’obiettivo di evitare scalate esterne future. Questo tipo di società in house, infatti, hanno l’obbligo per legge di fatturare almeno l’80% ai soci: ampliare la base sociale consente di evitare di andare a gara nell’affidamento del servizio, diventando appetibili per investitori esterni, con meno interesse alla tutela del territorio. Anche in questo caso, la proposta è passata, ma Schio e Torrebelvicino hanno espresso voto contrario, mentre il Comune di Sarcedo si è astenuto.
Il secondo voto, prima di passare a quello sull’ipotesi di potenziamento dell’impianto, era relativo poi alla richiesta di spegnimento “tout court” della linea 2. In questo caso, Schio ha perso per strada anche il Comune di solito allineato di Torrebelvicino: hanno votato “no” 30 soci, con la sola sindaca scledense Marigo ad esprimere un voto favorevole.
L’ultimo punto discusso dall’assemblea, infine era relativo all’elezione del nuovo presidente e CdA: la decisione è slittata a una prossima assemblea da tenersi nel giro di massimo una quindicina di giorni.