La carica dei mille e… uno: ieri sera l’armata biancorossa al Teatro Astra
Circa mille biancorossi presenti, e Rossi (Paolo) unico giustificatissimo assente. Riparte da qui, anzi dal Teatro Astra di Vicenza pieno all’inverosimile dentro e fuori, il destino del “Lane”, di quel Vicenza Calcio che dopo 115 anni si ritrova fallito e, paradossalmente, contento. L’armata biancorossa tanto osannata nei cori dello stadio si è riunita ieri sera, ed è stato un successo.
Contento perchè il provvedimento deciso dal Tribunale, su assist della Procura, auspicato dalla politica e chi più ne ha più metta, ha spazzato via il passato recente e rinvigorito la fede calcistica biancorossa, fornendo quel pizzico di speranza che dà sapore al futuro prossimo. A testimoniarlo i cinquecento e passa appollaiati in platea e gli altrettanti stimati fuori davanti al maxischermo allestito vista l’affluenza “esagerata”. A cosa? Alla serata intitolata “Via i mercanti dal Menti”, organizzata dal tifo berico di ogni ordine e grado con il Centro di Coordinamento, Curva sud e Distinti uniti più che mai.
Chi mente fuori dal Menti. Durante le due ore e mezza di confronto e discussione, ma anche di cori e festa, si è parlato poco di nomi uscenti e di – ad oggi solo presunte – malefatte, giri e rigiri di conti e bilanci e faccende destinate ad aule giudiziarie. Chi si è alternato al microfono ha illustrato il presente immediato, spiegato le dinamiche annesse all’esercizio provvisorio, non senza appelli piccati – vedi il primo cittadino del capoluogo Variati – e una versione moderna di ostracismo verso chi ha gettato il Vicenza in un “tritachiacchiere” offensivo per la storia del club e la passione dei tifosi. Voci stonate sommerse dall’inno cantato a squarciagola dentro e colorato dai fumogeni fuori.
Tra palco e platea. Una “squadra” esperta troneggia sulla moltitudine di sciarpe biancorosse sedute (e in piedi), smaniose di unirsi in coro ma anche di ascoltare e capire. La prima certezza è che la serie C riprende regolarmente, oggi a Teramo si va in campo alle 16.30 con mister Zanini e i suoi rinfrancati e più professionisti che mai. Si alternano il sindaco della città, due “glorie” della dirigenza degli anni della Coppa Italia come l’ex Presidente Pieraldo Dalle Carbonare e il suo braccio destro di allora Sergio Gasparin; a sciogliere più di qualche nodo ci hanno pensato i vicentinissimi Paolo Bedin (segretario della Lega serie B), Gianni Grazioli (segretario dell’Associazione Italiana Calciatori ancora in prima linea) e Andrea Fabris, direttore generale del Sassuolo in serie A. Insieme a loro gli esponenti del tifo in rappresentanza di tutte le voci, un coro unanime senza precedenti. Sul palco, Cristian Broianigo, Maurizio Salomoni, Luca Raio e Fabrizio Manfredi. E ci sono anche Mimmo Di Carlo, Fabio Viviani, Giorgio Carrera e altri ex pro che hanno fatto di Vicenza la propria casa dopo averne indossato la maglia da bandiere.
Tra video e idee. Una serata anche multimediale, dai nostalgici ma ancora vivissimi frammenti del “Lane” secondo ad un passo dallo scudetto nel 1978 con i gol di Pablito Rossi, l’uomo giusto indicato da più parti per la ripartenza. Per arrivare poi ai tempi di Coppa Italia e Coppa delle Coppe, l’ultimo picco della storia calcistica a metà Anni ’90, senza dimenticare i playoff conquistati in serie B di tre stagioni or sono. Un traguardo vicino nel tempo, lontanissimo nella memoria viste le frastagliate vicissitudini societarie recenti. Sullo schermo, infine, scorrono impietosamente anche nomi di ex presidenti, amministratori e faccendieri avvicinatisi al club di questo secolo, suscitando un giustificato mix di rabbia e ironia da parte della platea. Poi tutti concordi nello voltare pagina. Sul come, poi, si apre il dibattito.
El pueblo con Pablito. Con un nome d’attualità che ritorna, quello di Paolo Rossi, impossibilitato a partecipare alla serata ma che nei giorni precedenti si è dichiarato disponibile a “saldare” il debito simbolico con il Vicenza Calcio, con la città e i tifosi che lo celebrano ancora come un mito. E per una volta non si parla di schei, ma del simbolo biancorosso per eccellenza – ci perdoni Roberto Baggio – pronto a schierarsi in prima linea, dopo le calamità societarie, in un ruolo dirigenziale da “calamita” di fronte ad un progetto credibile e sostenuto da imprenditori altrettanto credibili.
Magari vicentini, come auspica incessantemente Variati: “spero che l’asta non avvenga in tempi troppo ravvicinati, in modo da mettere in piedi una cordata sana”. Piace anche la notizia data da Grazioli dal clan Aic, con le messe in mora da parte dei giocatori in calo nei numeri, giorno dopo giorno, con le uscite in massa dall’organico della prima squadra ormai scongiurate. Segno di una fiducia ritrovata, complice l’operato “sul campo” del curatore fallimentare Nerio De Bortoli. Sul quale si sta assistendo ad una convergenza globale di speranze di risurrezione. Sportivamente parlando.
La data del fallimento, il 18 gennaio, fa tabula rasa dell’ingarbugliato passato. Quella dell’asta, non ancora nota, sancirà i lineamenti e gli orizzonti del futuro. Oggi, la spedizione dei mille del Teatro Astra e dintorni, certifica che la passione biancorossa è viva e… garibaldina più che mai per difendere i colori della squadra del cuore e scortare la rinascita del Vicenza.
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