Le grotte di Villaga rimangono senza il presepe da record: “Troppi tagli alla cultura”
Sarà un Natale senza il presepe a Villaga. Nel paese dei colli Berici l’ormai tradizionale manifestazione alle grotte preistoriche è stata rinviata. La sesta edizione potrebbe andare in scena a fine 2017, ma per ora nulla è deciso. L’unica cosa certa è che tra Natale e capodanno (come è avvenuto ad anni alterni per cinque edizioni) non ci saranno né figuranti né luci e scenografie, perché il presepio vivente per quest’anno è stato cancellato.
Il motivo lo spiegano gli organizzatori, dopo i tanti messaggi ricevuti da gruppi che da varie parti d’Italia volevano arrivare a Villaga per ammirare un presepe da record di presenze (fino a diecimila visitatori). “Purtroppo, per tagli economici e altro, abbiamo deciso di fare slittare l’edizione 2016”, hanno annunciato su Facebook. Coordinati dal regista Antonio Gregolin, dietro la “macchina” della sacra rappresentazione di Villaga c’erano oltre 250 persone, tra figuranti e chi aiutava nell’organizzazione dell’evento, diventato negli anni una tradizione in Veneto. Un lavoro impegnativo sia dal punto di vista logistico che economico. Si aggirava, infatti, sui 40mila euro il costo per la rappresentazione davanti alle grotte, sostenuta fino alla scorsa edizione da alcuni enti locali e sponsor. Molte risorse, però, quest’anno sono venute meno.
In un lungo post, gli organizzatori entrano nel merito del rinvio: “Nostro malgrado, paghiamo il “costo e peso” della cultura vicentina. Paghiamo una certa leggerezza socio-politica-culturale. Una inesorabilità che si scontra con una volontà non sempre manifesta che, restando latente, sfocia nell’apatia e indifferenza più totale. Insofferenza che fa male a noi come alla piccola comunità di Villaga di cui il presepio è espressione e patrimonio, come all’intera provincia e regione. E poco sembra aver contato l’essere l’evento natalizio più significativo che richiama migliaia di visitatori (10mila in una giornata) in un luogo unico nel suo genere per natura e storia. L’unicità culturale, come si vede, non interessa a chi si riempie poi la bocca con la parola “cultura”, lasciando scorrere il fiume dell’apatia e qualunquismo come se nulla fosse”.