Manuela Dal Lago: “il voto del referendum è un segnale a tutti i partiti”
“E’ un segnale chiaro che i cittadini hanno voluto mandare a tutta la politica, al di là dei partiti, un messaggio contro l’arroganza di chi promette e non mantiene, rivolto a chi non risolve, in realtà, i problemi reali dei cittadini”.
Il commento al voto sul referendum costituzionale, che ha visto i No subissare i Si, viene da una politica di razza come Manuela Dal Lago.
Per 25 anni nella Lega (ma quest’anno non ha rinnovato la tessera, “non mi ritrovo nella svolta nazionalista e lepenista di Salvini, ma è stato un allontanamento progressivo”), al cui interno è sempre stata apprezzata per la grande integrità, oggi è fuori dalla politica attiva.
E’ stata per due mandati presidente della Provincia di Vicenza (dal 1997 al 2007), presidente della società che gestisce l’autostrada Brescia-Padova dal 2007 al 2008, quando si è candidata alla Camera, dove ha rivestito anche il ruolo di presidente della Commissione sviluppo e attività produttive. Dal 2001 al 2008 è stata presidente della Liga Veneta e fra l’aprile e il luglio2012 ha fatto parte, insieme a Roberto Maroni e Roberto Calderoli, del comitato incaricato di occuparsi transitoriamente della gestione della Lega dopo le dimissioni di Umberto Bossi.
Dal Lago, è stato un voto contro Renzi insomma, questo del referendum…
“Sicuramente è stato un voto contro chi governa. Escluse alcune persone che sicuramente si sono informate e hanno letto la riforma, come ad esempio la sottoscritta, che ha dato un no convinto perché la riforma non le piaceva. Ma sarebbe sbagliato leggere il risultato come un voto in favore degli altri partiti. E’ un segnale che gli elettori hanno voluto dare in generale, per dire che sono stanchi di essere presi in giro, da tutti. Un voto contro quella parte della classe politica che con arroganza porta avanti i suoi disegni che spesso non sono le risposte di cui hanno bisogno i cittadini”.
Cosa succederà adesso?
“Dipenderà da quanto i partiti comprenderanno davvero il significato di questo voto. Chi dice: ho vinto io e ha perso lui, non ha capito niente. Chi dice: si, ho però sono gli altri che non hanno capito, non ha compreso nulla. Il problema vero oggi, a mio parere, non è andare alle elezioni prima o dopo ma capire che chi va al governo deve sapere che i cittadini hanno alcuni problemi da risolvere: l’economia che non funziona, la burocrazia, l’immigrazione pesante, che non vuol dire essere contro gli immigrati, ma certo qualcosa non funziona su come il fenomeno viene gestito e va assolutamente messo a posto. E poi la semplificazione della vita delle persone, l’aiuto alle fasce deboli, un controllo migliore sulla Banca d’Italia e un governo vero del sistema bancario, che sta dando un sacco di problemi, fino alla necessità di essere più attenti ai bisogni della gente che non a quello dei grandi poteri. Questo chiedono i cittadini. Gli elettori ormai non rispondono più a chi vuole rappresentarli, come le associazioni di categoria ad esempio, che hanno dato indicazioni di voto. Questo è stato un voto dei cittadini al di là delle loro appartenenze”.
Quindi è un problema di rappresentanza?
“Certo. C’è bisogno di una vera rappresentanza dei cittadini, che risponda ai loro problemi e non ad altre cose. La gente è stanca di essere presa in giro. È un segnale forte per tutti, anche per quelli che hanno vinto. Devono capire che non è che abbiano vinto loro, ha vinto la gente che ha voluto dare un segnale e che dice: attenti politici, non vogliamo più essere presi in giro”.