Medici di base e Regione ai ferri corti: la Fimmg minaccia sciopero. “Si sta correndo verso la privatizzazione”
“Nonostante i ripetuti tentativi che portiamo avanti da mesi cercando di avviare un dialogo con la Regione Veneto, chiedendo risposte chiare alle tante problematiche che ogni giorno riscontriamo come medici di famiglia, ancora un nulla di fatto. Ma ora la nostra pazienza è finita”. A dirlo è la Federazione dei Medici di Medicina Generale, la Fimmg, che parla di “situazione disastrosa” in tutto il Veneto (provincia di Vicenza compresa) e chiede un “cambiamento radicale” per evitare prospettive peggiori.
La Fimmg del Veneto accusa la Regione di immobilismo e dichiara lo stato di agitazione, che prevede la possibilità di sciopero.
Le accuse dei medici di base alla Regione
Mancanza di programmazione, spazi non presidiati e lasciati al business della sanità privata: sono queste le accuse dei medici di base alla Regione.
“Lunghi mesi di silenzi e di dialogo interrotto. L’assenza di un progetto chiaro di riforma dell’assistenza primaria per il Veneto, risorse incluse. Qualche sporadico incontro, all’apparenza più per prendere tempo che per affrontare davvero le criticità. Tempo e pazienza che, però, ormai si sono esauriti”, queste le premesse che hanno portato ieri la Fimmg regionale del Veneto ad annunciare la proclamazione dello stato di agitazione e l’eventuale chiamata allo sciopero della professione.
“Purtroppo, da troppo tempo, questo rapporto si è incrinato. La medicina di famiglia – spiega Maurizio Scassola, Segretario Regionale Fimmg Veneto – non trova più l’attenzione dovuta nonostante la grave crisi che l’assistenza primaria sta vivendo, a causa della colpevole mancanza di programmazione regionale che ha ricadute inevitabili a livello delle singole aziende sanitarie. I rischi che si profilano all’orizzonte sono concreti: sempre più cittadini potrebbero restare senza medico di famiglia e già ora vengono meno due baluardi della medicina generale, il rapporto fiduciario e la prossimità”.
Fimmg ricorda di aver richiamato continuamente l’attenzione della Regione con proposte e progetti per affrontare il futuro, secondo le nuove e crescenti necessità d’assistenza di una popolazione dai bisogni complessi e che invecchia. “Documenti e proposte presentati a tutti i livelli, dirigenti, funzionari, V commissione del Consiglio regionale, Giunta regionale”.
La risposta della Regione sarebbe stata solo rinviare le scelte nel tempo e “incontri che si sono rivelati tattiche per prendere tempo e non affrontare realmente le criticità. A partire dalla volontà di non rendere coerente un Accordo Integrativo regionale con il nuovo Accordo Collettivo Nazionale, esecutivo dal 28 aprile 2022; punto di partenza fondamentale per l’evoluzione organizzativa dell’assistenza primaria”. Per il sindacato le “istituzioni regionali” sono “latitanti” ma “subito pronte a deliberare iniziative, su cui la parte medica è stata tenuta costantemente in disparte, se non all’oscuro”.
Gli esempi critici: privatizzazione delle cure domiciliari
Per la Fimmg il percorso intrapreso dalla Regione Veneto “corre dritto verso la privatizzazione delle cure domiciliari. Ed è proprio questo, a nostro avviso, il vero motivo del mancato coinvolgimento della medicina generale nelle decisioni con un’azione regionale che punta a modificare il ruolo giuridico dei medici di famiglia anche attraverso la realizzazione dell’autonomia differenziata. Rendere dipendente il medico di medicina generale, anche da soggetti privati, è un passaggio fondamentale per realizzare la privatizzazione anche delle cure domiciliari“.
“La Regione, inoltre, – incalza il sindacato – sembra assecondare una drammatica diaspora dal servizio pubblico verso attività libero professionali o convenzionate, causata, anche in questo caso, da una colpevole mancata programmazione e dalla scarsa valorizzazione della professione medica. La ripresa zoppicante e problematica dell’attività assistenziale distrettuale e ospedaliera grava ora ancora di più sui medici di famiglia con carichi di lavoro insostenibili e un’attività burocratica divenuta inaccettabile”.
Per la Fimmg, “si è gettato solo fumo negli occhi con provvedimenti per niente incisivi, come l’aumento di massimale a 1.800 scelte a fronte di una sola 1 ora e mezza in più a settimana di personale di segreteria. Sono stati, invece, resi operativi i RAO (i Raggruppamenti di attesa omogenei per priorità clinica di attesa, n.d.r.) che si stanno rivelando per ciò che sono: per il cittadino un ostacolo all’accesso alle prestazioni, per il medico un’ulteriore complicazione burocratica”.
“Drammatica poi la situazione della Continuità Assistenziale (Guardia Medica) dove vengono accorpate sedi – se non quando proprio chiuse – privando interi territori di assistenza notturna, prefestiva e festiva e utilizzando poi i fondi che avanzano non per potenziare quel che rimane, ma per finanziare i contratti libero professionali nei pronto soccorso”, prosegue il sindacato nella sua nota ricordando che inoltre meritano attenzione “anche l’informatizzazione e il fascicolo sanitario elettronico incagliato nelle inefficienze di Azienda Zero” e che “l’unica proposta è il gestionale unico della medicina generale: un tentativo per distruggere anche l’ultimo valore ancora in piedi di una stagione che ha prodotto, primi in Italia, la ricetta totalmente dematerializzata, ancora non eguagliata da nessun altro territorio”.