Odissea per una impiegata disabile: 21 mesi e tre udienze per annullare una multa
Ha decisamente i contorni dell’assurdo la vicenda in cui è stata coinvolta Maura Fontana, 58enne impiegata con disabilità scledense. La donna infatti era stata multata di 76 euro per transito in Zona a Traffico Limitato (Ztl) a Mestre, pur essendo titolare di un certificato di disabilità (Cude) che la autorizza a passare in qualsiasi Ztl. Ebbene dopo quasi due anni di udienze, battaglie legali, perdite di tempo e denaro contro l’assurda macchina burocratica è riuscita a dimostrare le sue ragioni, vedendosi annullata la sanzione.
Tutto è iniziato nel gennaio del 2015 a Mestre, quando Maura Fontana ha varcato, una delle tante volte, la Zona Traffico Limitato di Mestre, con tanto di Cude esposto. Documento che a livello europeo permette di transitare per qualsiasi Ztl. Ma si sa, le telecamere non sono così intelligenti e la donna si è vista recapitare a casa una multa di 76 euro.
In quel momento, senza saperlo, la signora Fontana ha iniziato la sua personalissima Odissea contro la burocrazia italiana. Avversario che anche gli eroi greci temerebbero se vivessero oggi. Un lungo peregrinare e barcamenarsi tra uffici, marche da bollo, faldoni di carte e tribunali che come prima tappa ha avuto la Prefettura di Venezia. Dopo essere stata sanzionata infatti la donna ha ovviamente inviato per posta il suo ricorso, allegando tutta la documentazione che ne comprovava la disabilità motoria e anche gli estremi di legge che confermavano le sue ragioni. Ebbene dopo sette mesi ecco la prima sorpresa, arrivata per mezzo di una lettera firmata dal Vice Prefetto di Venezia: ricorso negato per mancanza dei requisiti necessari e multa triplicata. Oltre al danno dunque la beffa, nonostante la signora Fontana sia su una sedia rotelle da sei anni.
Ma la determinatissima donna, impiegata informatica in Comune a Thiene, invece di lasciar perdere tutto come verrebbe spontaneo fare, non si è persa d’animo, e nonostante una prima risposta della pubblica amministrazione che ha negato il suo status di persona con disabilità non ha smesso di far valere il suo diritto. Grazie all’assessore thienese Giampi Michelusi la scledense ha trovato supporto legale nell’avvocato Antonella Alvisi e nuova verve per combattere la sua battaglia di civiltà, che le vedeva negato un sacrosanto diritto.
Dopo aver inoltrato il secondo ricorso, “con tanto di 82 euro di marche da bollo e medesimi documenti del primo” come racconta lei stessa, la contesa si è spostata a giugno di quest’anno nelle aule del Tribunale di Venezia, dove finalmente il giudice aveva dato ragione alla donna. Ma la cervellotica macchina burocratica italiana si è messa un’altra volta di traverso, trasformando il tanto agognato traguardo in un’altra tappa dell’Odissea per Maura. Il giudice infatti ha imposto alla scledense di dimostrare di aver inoltrato il secondo ricorso nei tempi di decadenza (30 giorni), pena il pagamento della multa maggiorata di penale.
Una volta fatto ciò la signora Fontana e il suo legale si sono ripresentati in Tribunale, ma la controparte non c’era in quanto giorno “di ponte”: la Prefettura si era infatti dimenticata di avvisare. Una situazione che ha del ridicolo e grottesco. Alla fine, dopo 21 mesi dall’inizio della faccenda, a settembre di quest’anno la donna è stata ricevuta dal giudice e le è stato dato ragione. “A quel punto non avevano più via di scampo – ha commentato amaramente la signora Fontana – nessun ulteriore cavillo a cui appellarsi, ahimè per loro. Ma l’assurdo è che la sanzione è stata annullata in base agli stessi identici documenti che sono in loro possesso da 21 mesi”.
E così se Ulisse nel celebre poema omerico de l’Odissea ha dovuto peregrinare attraverso il Mar Egeo per dieci anni, affrontando i mostri Scilla e Cariddi, la Maga Circe, I Ciclopi e persino scendere nell’Oltretomba, la signora Fontana in questo moderno 2016 ha dovuto combattere una battaglia non molto differente da quella dell’eroe greco. Una situazione incredibile ed incresciosa che ha colpito una persona appartenente alle cosiddette fasce di popolazione “deboli”, ma che in questo caso certamente “debole” non è, con una donna con disabilità costretta a recarsi più volte in tribunale a portare le stesse carte in possesso delle autorità da anni. “E’ proprio vero che lo scopo della burocrazia è di condurre gli affari dello Stato – ha concluso sconsolata Fontana – nella peggior possibile maniera e nel più lungo tempo possibile a discapito dei più deboli”.