Ospedale, Balzi: “Importante l’unità fra sindaci, ma la salute dei cittadini lo è di più”
Un binario morto. E’ questa l’immagine che rimandano gli 11 sindaci che hanno messo la firma (e la faccia) sul documento che di fatto ha rotto l’unità del Comitato dei sindaci del Distretto 2 Alto Vicentino dell’Ulss 7 Pedemontana. Comunicato nel quale evidenziano gravi criticità nell’ospedale-Covid di Santorso, dove anche questa sera sono più di 160 le persone malate e positive, delle quali oltre 20 in terapia intensiva.
Il “binario morto” è quello sul quale sarebbero finite finora le richieste di esporsi pubblicamente in modo deciso come sindaci rispetto alla situazione dell’ospedale. Una situazione che peraltro chi nell’ospedale lavora non può raccontare pubblicamente ma solo attraverso le rappresentanze sindacali, pena provvedimenti disciplinari.
Il comunicato dei primi cittadini di una settimana fa è stato sottoscritto dal sindaco di Thiene a quello di Valli del Pasubio, passando per i rappresentanti di Zugliano, Sarcedo, Salcedo, Breganze, Carrè, San Vito di Leguzzano, Marano e Lugo, fino al sindaco di Santorso Franco Balzi, che del Comitato è presidente: 11 sindaci su 32, in rappresentanza di 70 mila abitanti su 186 mila. La nota – che venerdì scorso era stato sottoposta all’attenzione di tutti i sindaci dell’Alto Vicentino per avere il via libera alla diffusione come Comitato – in sostanza chiede che la direzione Ulss 7 consideri “le reali capacità operative della struttura e del suo personale” e quindi “una diversa distribuzione delle persone che necessitano di cura”. Un passaggio definito “urgente da affrontare prima che la situazione possa andare fuori controllo”, al fine di gestire il momento attuale, “ma anche per garantire le condizioni per l’attività ordinaria, quando questa emergenza sarà finalmente superata”.
A spiegare bene il clima in cui è maturata la decisione di uscire allo scoperto è Piera Campana, rientrante sindaca di Breganze da inizio novembre, in forza della sentenza della Corte di Cassazione: “Sei mesi dopo, ho ritrovato gli stessi problemi e gli stessi tentennamenti di quando avevo lasciato il mio ruolo: ma se una strategia non porta risultati, occorre assumersi la responsabilità di cambiarla. E’ stata una decisione che non abbiamo preso a cuor leggero e che personalmente mi ha addolorato molto, ma è stato un atto di responsabilità verso i cittadini”. Voci vicine al Comune di Thiene raccontano che anche il sindaco di Thiene Giovanni Casarotto, nonostante la polmonite, fosse molto agguerrito nella scelta di uscire finalmente con un comunicato deciso.
Il sindaco di Schio Valter Orsi ha raccontato in questi giorni di aver lavorato invece per trovare un punto di congiunzione fra le diverse opinioni, mediazione che sarebbe stata vanificata dalla fuga in avanti degli 11. Intanto, mercoledì prossimo alle 9 è prevista una riunione urgente del Comitato dei sindaci nella quale Franco Balzi corre il rischio di essere sfiduciato. “Vorrei dedicare davvero poco tempo alle polemiche e tenere invece alta l’attenzione sui temi che riguardano l’ospedale” spiega lo stesso sindaco di Santorso.
Balzi, avete scatenato un putiferio, spaccando l’unità dei sindaci.
“Ho avuto sempre grande rispetto e collaborazione con tutti i sindaci dell’Alto Vicentino. E ho tenuto le mie opinioni personali fuori dal dibattito pubblico in questi sei anni, quattro da vice presidente e due da presidente: non c’è una mia dichiarazione pubblica di attacco a qualche collega. Come presidente mi son sempre speso per l’unione fra tutti i sindaci e spesso ho rinunciato alle mie posizioni in favore di un bene prezioso come l’unità del Comitato. Se io e gli altri dieci primi cittadini questa volta non abbiamo più accettato di tergiversare o annacquare il messaggio è perché la salute dei cittadini è più importante anche dell’unità fra sindaci”.
Vi accusano di aver forzato la mano…
“Questo non è vero: tutti i sindaci son stati informati e invitati a firmare il documento che è stato diffuso. Avrei preferito anch’io uscire come Comitato invece che come singoli. Dicono anche che nel testo ci sono inesattezze ma il dato di fatto è che molti reparti sono diventati aree Covid e altri sono ridotti o raggruppati. Non ho mai detto che tutte le attività sono bloccate a Santorso, ma che siano fortemente limitate è un dato sotto gli occhi di tutti: medicina, medicina d’urgenza, riabilitazione e geriatria sono chiusi; ortopedia, chirurgia, oculistica e urologia, che contano complessivamente un centinaio di posti letto, ospitano aree Covid e sono in questo momento raggruppate con un totale di 22 posti letto; i sanitari di neurologia si trovano in reparto pazienti cardiologici, con tutto quello che ne consegue. In situazioni analoghe in passato il confronto fra primi cittadini è sempre stato portato su un binario morto, ma non c’era una situazione urgente e grave come quella attuale. Il confronto interno fra noi sindaci era congelato da settimane e c’era la chiara volontà di molti colleghi di non far uscire alcun comunicato. Posso anche credere alla loro buona fede, di temere di danneggiare l’ospedale e di non provocare malumori in un momento già molto complicato, ma i problemi vanno avanti da molto tempo e non sono stati i sindaci a far andare l’ospedale in caduta libera. La domanda che mi pongo e pongo è: il nostro ospedale, visto come è andata fino ad ora, riusciamo a proteggerlo mediando al ribasso? Chi ha firmato ha chiaro che i risultati non ci sono o sono scarsi. Prendo atto che non tutti la pensano come noi”.
In questi mesi, dopo la prima ondata, voi sindaci siete stati silenti, eppure il tema della mancanza di personale a Santorso va avanti da anni e ad essa si è aggiunto il sovraccarico provocato dall’epidemia.
“E’ vero, ma non si può più tacere sulla mancanza di pneumologi in un ospedale Covid con 160 ricoverati con problemi respiratori. In base agli elementi che abbiamo in mano e alle sollecitazioni che ci arrivano quotidianamente dal personale sanitario e dai cittadini, sappiamo che la situazione è molto grave. So benissimo che il lavoro che si trova a fare la dirigenza dell’Ulss 7 non è facile e so che in questa seconda ondata anche Bassano, Asiago e gli ospedali di comunità si sono tenuti alcuni pazienti, seppur con numeri minimali per quel che riguarda Bassano, rispetto alla prima ondata. In questa fase dobbiamo anche pensare al dopo: a Santorso abbiamo oggi tre neurologi su otto e dalle quattro di pomeriggio alle otto di mattina c’è un solo cardiologo. La fuga e i pensionamenti di medici continuano e nel giro di qualche mese cardiologia si troverà ad affrontare la stessa crisi di personale già registrata in neurologia, che pure non è un reparto che tratta patologie di poco conto: la direzione sapeva che un neurologo andava via e un altro aveva deciso di lasciare per andare a fare medicina di gruppo. È vero, è stato nominato il primario di cardiologia, ma a marzo con una serie di pensionamenti la situazione diventerà drammatica. Sono sei anni che denunciamo che c’è una situazione critica: ora non si poteva più edulcorare il messaggio in nome dell’unità. I provvedimenti necessari vanno sollecitati in modo molto più energico: chi opera nei reparti non ce la fa davvero più”.
Però i rinforzi di personale infermieristico sono arrivati…
“E’ vero, sono stati assunti infermieri, ma con quale logica sono stati destinati per il 50% a Bassano e il 50% a Santorso, che è ospedale Covid? Il carico di lavoro di chi si occupa di pazienti Covid non è certo uguale a quello di chi segue pazienti ordinari, si pensi solo al dover operare per molte ore bardati, con mascherine, occhiali e scafandri, senza bere e andare in bagno. Inoltre ad agosto non si è provveduto ad autorizzare le assunzioni per un centinaio di infermieri: si sta facendo adesso ma si è perso tempo prezioso. Qualcuno si deve assumere la responsabilità di come è stato ridotto l’ospedale di Santorso. Ora è necessario capire nel dettaglio quali sono le necessità e provvedere, subito”.