Scuola e social network, Giovanni Zen ai colleghi: “Mantenere i ruoli”
Accettare o no l’amicizia su Facebook ai propri studenti? Chattare con loro su Whatsapp o mantenersi distaccati? Sono domande alle quali un professore o comunque insegnante nel 2017 deve porsi, considerato l’enorme peso che i social network hanno assunto nella comunicazione tra le persone al giorno d’oggi.
Su questi interrogativi ha riflettuto Giovanni Zen, direttore scolastico del liceo ginnasio “Brocchi” di Bassano, già responsabile di periodici di psicoterapia e informazione giovanile e deputato. Zen ha scritto una lettera ai colleghi nei quali invita ad usare cautela nel tessere rapporti coi propri studenti sui social network, cercando di mantenere il distacco necessario per esercitare il lavoro di insegnante.
Di seguito la lettera integrale, che riceviamo e pubblichiamo.
Cari colleghi,
mi permetto di condividere con voi un pensiero che è anche una preoccupazione.
Parlo del compito oggi della Scuola di educare i nostri ragazzi, come mi è capitato di dire, ad un “uso intelligente delle tecnologie digitali”.
Da un lato, dunque, questo nostro compito, dall’altro l’uso sempre più disinvolto di Whatsapp con i propri studenti, o l’amicizia su Facebook, senza la dovuta riflessione sulla distinzione di ruoli e responsabilità.
Ovvio che questi strumenti non vanno demonizzati. Perché fanno parte del nostro “mondo”. Il problema è, in certi casi, la non-confusione dei ruoli, assieme al riconoscimento della nostra precisa responsabilità. In poche parole, credo sia sempre giusto rinnovare l’attenzione sulla distinzione tra mezzi e fini: questi sono strumenti, dunque non fine a se stessi.
Vietare o sconsigliare, ad esempio, l’amicizia su Facebook? Se condividiamo quanto appena detto, non me la sento di vietare, ma di rifletterci bene, questo sì. Lo stesso per lo scambio di mail con propri studenti ed i loro genitori: deve essere sempre chiara la propria responsabilità. Perché la scuola è scuola, i docenti docenti, gli studenti studenti ed i genitori genitori.
Ci sono studenti che si lasciano andare a linguaggi non adeguati? E’ giusto che, anche in questo caso, debba emergere il nostro ruolo educativo. Senza lasciarsi coinvolgere in logiche private, salottiere, con un linguaggio sguaiato.
Attenzione, dunque, anche ad atteggiamenti pseudo-confidenziali, perché Facebook è una “agorà pubblica”.
Sullo sfondo resta comunque il tema dell’autorevolezza, che deve sempre segnare i rapporti con gli studenti e le famiglie. E’ giusto o meno condividere, dunque, il contatto virtuale? Come mi devo comportare?
Dal punto di vista di uno studente, poi, Facebook è diventato una pagina bianca dove scrivere tutto quello che si vorrebbe dire a chi siede in cattedra: questa forma così diretta però non è positiva. Meglio il contatto personale, interno alla vita di classe, come valorizzazione del dialogo aperto e trasparente.
Manteniamo, quindi, una comunicazione più sobria rispetto a quella che dilaga su Facebook.
Giovanni Zen