Umiltà, sacrificio…e galline. Ecco chi è il campione del mondo U18 di sci alpinismo
Tanto sacrificio e tanta passione. E’ un amore che non ha sempre bisogno di parole per essere descritto quello tra Enrico Pellegrini e lo sci alpinismo, qualcosa di viscerale e di profondo che gli fa scendere le scalette dell’areo di ritorno da Molde in Norvegia, dove si è laureato Campione del Mondo U18, e già gli fa pensare all’allenamento che lo attende l’indomani.
E’ lui lo sportivo di cui si parla incessantemente da sabato, giorno in cui la notizia del suo successo è rimbalzata fino a Cogollo del Cengio, dove vive coi genitori, per poi esplodere nella rete infiammando l’orgoglio di una provincia pronta a riscoprirsi terra di talenti. Ma Enrico, 18 anni compiuti proprio il giorno in cui si è regalato il primo posto nella prova vertical, è proprio l’antidivo che non ti aspetti. Riservato, umile, spontaneo, con la testa sulle spalle e le idee molto chiare: “Sono stati giorni bellissimi – spiega l’atleta in forza allo Sci Cai Schio – ma cullarmi sugli allori non fa per me. I complimenti fanno piacere, ma io mi impegno perchè voglio che questo sia il mio futuro. Mi sacrifico tutto l’anno, per ore al giorno, ma è la mia vita”.
E che tanta fatica porti i suoi frutti lo si è visto anche negli ultimi giorni: miglior piazzamento nel vertical, terzo posto nella sprint – disciplina che ritroveremo anche alle Olimpiadi 2026 – quinto posto nella individual di sabato, nonostante i crampi, hanno fatto del già campione europeo, il campione del mondo under 18. Un mix di grinta e di tenacia inusuali per un ragazzo così giovane: “Bici, corsa e un po’ di skiroll – racconta ancora Pellegrini – sono la base del mio allenamento quotidiano. Sono seguito da un allenatore, ma il primo coach resta il mio papà con cui saliamo alle Fratte, quando d’inverno c’è neve: d’estate invece campi d’erba e qualche puntatina allo Stelvio, per non perdere la confidenza con la neve. Il resto della mia preparazione invece, preferisco non dettagliarlo per non agevolare troppo gli avversari – sorride scherzoso”.
Ma c’è una cosa che invece si può dire e che svela forse il lato più dolce e umano – oltre che curioso – di una vera e propria macchina programmata per mietere traguardi. Una passione insolita, scoperta quasi per caso grazie al dono di un amico e ora portata avanti con quella precisione e quella metodicità che sono il tratto distintivo del giovane fuoriclasse: “Nel poco tempo libero mi dedico alle mie galline – confessa fiero lo sportivo cogollese che per loro ha attrezzato un apposito recinto con tanto di casette – dalla razza irlandese Orpington alle più comuni: le allevo per le uova, così almeno so cosa mangio, ma devo dire che mi si ci sono affezionato tanto e ho scoperto che tenendole in braccio sin da piccole, sono molto più docili e riconoscono la mia mano, galli compresi. Naturalmente non posso non dividermi anche con con Aika, la mia vecchia cagnolona: ora che corre meno, le devo qualche carezza in più”.
Tanti volti di una stessa medaglia: quella d’oro per il momento. In attesa di nuove sfide, ma con la concentrazione di chi sa che i podi di domani si costruiscono con l’impegno di oggi: “Quando sono in gara, nella mia mente si azzera tutto – conclude il 18enne campione – testa e corpo si connettono e quella è la combo perfetta. L’unica parola che mi viene in mente è solo “credici”: me lo ripeto e funziona. Perchè se ci credi veramente, succede davvero”.
Cogollo sul tetto del mondo: Pellegrini è d’oro in sci alpinismo