150 mila mascherine dalla Cina requisite alla F.lli Campagnolo e date alla protezione civile
Che tutte le mascherine in ingresso in Italia venissero requisite dalla protezione civile era una notizia che negli ultimi giorni è rimbalzata un po’ un tutta Italia: tre giorni fa, ad esempio, 175 mila mascherine dalla Cina, destinate a una società romana, erano state requisite all’aeroporto di Ciampino (Roma) dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli in collaborazione con la Guardia di Finanza e affidate alla Protezione civile. La requisizione dei dispositivi è prevista infatti in via eccezionale durante l’emergenza Covid-19. Ora la stessa sorte è accaduta a una partita di dispositivi di protezione destinata al Bassanese.
Mercoledi 8 aprile infatti sono state confiscate, a disposizione della Protezione civile del Veneto, 150 mila mascherine CE ad uso civile, che la ditta Fratelli Campagnolo stava regolarmente importando dalla Cina. “30 mila – spiega Fabio Campagnolo, Ceo della Fratelli Campagnolo in una nota – sarebbero state donate al Comune di Bassano. La maggior parte delle altre sarebbero state donate ad altri comuni ed enti del territorio e le restanti vendute a prezzi competitivi ad imprenditori della zona che ne hanno bisogno per il proprio personale”.
“Pur comprendendo le ragioni della Protezione Civile, riteniamo che questa pratica della confisca sia estremamente dannosa” afferma Campagnolo, che elenca poi i motivi. Anzitutto “Nessun imprenditore serio importerà più mascherine, visto il grosso rischio di vedere la merce confiscata in dogana. Per acquistarle è infatti necessario fare un bonifico anticipato, pagare trasporto, dazio ed Iva. Noi abbiamo annullato un ordine in partenza dalla Cina di 800 mila pezzi. Inoltre alcuni imprenditori, bisognosi di questi dispositivi di protezione, che sono obbligatori per poter continuare a lavorare, per evitare il rischio della confisca si appoggiano ad intermediari poco trasparenti, o sdoganano la merce in dogane compiacenti, con il rischio concreto di fare entrare e prosperare in questo mondo la criminalità. Molte aziende cinesi, poi, evitano di fare donazioni ai propri clienti italiani, per non incorrere in questo rischio. Le donazioni maggiori di mascherine finiscono così in altri paesi europei. Ancora, le mascherine che riescono a superare i blocchi, hanno poi nel mercato dei prezzi folli, visto che il costo deve scontare il rischio della confisca e pagare intermediari poco trasparenti”. Per Fabio Campagnolo, poi, gli imprenditori sono disponibili a fare la propria parte: “In gioco c’è la nostra salute, la salute dei nostri dipendenti e dei nostri cari. Ci vogliono però regole chiare. Nessuno investe in mancanza di sicurezza! L’Italia è l’unico paese in Europa ad adottare la pratica della confisca in dogana, ed è il paese in Europa dove è più difficoltoso reperire mascherine, e dove i prezzi hanno raggiunto i livelli più alti. La confisca in dogana è il responsabile principale di questa situazione”. “Auspichiamo veramente un cambio di rotta. Le mascherine – conclude Campagnolo – sono monouso e abbiamo quindi bisogno solo in Veneto di milioni di mascherine ogni giorno. In Cina se ne possono reperire enormi quantità a prezzi ragionevoli. Non è questo il momento della polemica, ma quello di rimboccarci tutti le maniche e di andare nella giusta direzione per far ripartire questo meraviglioso Paese!”.