Al San Bassiano la prima aterectomia coronarica orbitale del Vicentino. “Metodica all’avanguardia”
Immaginiamo una trivellazione per riaprire una galleria crollata, su una scala milioni di volte più piccola: una minuscola fresa, con un diametro di appena 1.25 mm e ricoperta da scaglie di diamante, che gira ad altissima velocità – tra gli 80.000 e i 120.000 giri/minuto – all’interno dell’arteria coronaria, eliminando eventuali ostruzioni dovute ad accumuli di calcio. È questa la aterectomia coronarica orbitale, una metodica innovativa – è stata inserita tra le linee guida europee solo recentemente – che nella Emodinamica del San Bassiano è già stata eseguita con successo nei giorni scorsi, per la prima volta nel Vicentino e uno dei primi casi in Veneto.
Il paziente, un uomo di 72 anni, era ricoverato per una ischemia miocardica conseguente ad un restringimento grave (superiore al 95%) del ramo coronarico più importante (quello discendente anteriore). Questa procedura è indicata in particolare per i casi che risultano non trattabili con un’angioplastica di tipo tradizionale. Considerando il quadro clinico complessivo del paziente, l’equipe guidata dal dottor Fabio Chirillo, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Cardiologia del San Bassiano, decideva quindi di optare per questa metodica innovativa: l’intervento è stato eseguito presso la sala di emodinamica, in anestesia locale con accesso attraverso l’arteria radiale destra, ovvero tramite una semplice puntura sul polso, e si è rivelata un completo successo e senza alcun tipo di complicanza, tanto è vero che già il giorno dopo il paziente è stato dimesso.
«Spesso le placche aterosclerotiche degenerano negli anni – spiega Chirillo, direttore della Cardiologia del S. Bassiano -, trasformandosi in veri e propri blocchi di calcio che impediscono un corretto passaggio del sangue. Difficilmente possono essere trattate col semplice palloncino perché le pressioni di gonfiaggio richieste, per una loro dilatazione, potrebbero essere così elevate da risultare inefficaci o, peggio, provocare una rottura improvvisa della coronaria, evento estremamente grave. Grazie a questo innovativo sistema possiamo dunque offrire una terapia ottimale, col miglior trattamento possibile, anche in tali pazienti, limitando al minimo le complicazioni legate ad interventi così delicati».
Una metodica all’avanguardia, dunque, come sottolinea anche il direttore generale dell’Ulss 7 Pedemontana Carlo Bramezza: «Ancora una volta il San Bassiano si distingue per l’innovazione, svolgendo per la prima volta nel Vicentino una procedura tanto semplice da descrivere quanto sofisticata da realizzare. Avere raggiunto anche questo traguardo rappresenta una volta di più un indicatore non solo del livello delle tecnologie, ma anche delle competenze di alto profilo presenti nel nostro ospedale, perché non dobbiamo mai dimenticare che in sanità anche le dotazioni più innovative servono a poco senza la presenza di equipe qualificate in grado di sfruttarne tutte le potenzialità. Allo stesso tempo, come Direzione rinnoviamo una volta di più la nostra attenzione a sostenere l’impegno dei nostri specialisti per utilizzare metodiche sempre più avanzate e mininvasive, con l’obiettivo di migliorare sempre di più gli standard assistenziali per i nostri pazienti».