Finto made in Italy e mascherine senza marchio CE: blitz della GdF all’emporio asiatico
La spedizione di mercoledì scorso della Guardia di Finanza bassanese ha “fruttato” scatoloni di vestiario e dispositivi di protezione delle vie respiratorie posti sotto sequestro. Si tratta di merce irregolare e quindi venduta al pubblico senza averne titolo, trovata in possesso di una ditta di Cassola denominata “Iper Casa”, in pratica un emporio di prodotti assortiti, tra abbigliamento, articoli da casa e per il fai da te – non alimentari – gestito da soggetti di nazionali cinese.
Nel dettaglio sono stati ritirati da magazzino e scaffali espositivi 120 capi d’abbigliamento e 339 mascherine non conformi del grande negozio in via Monte Verena a San Zeno Cassola. Riguardo ai vestiti, l’accusa consiste nell’aver spacciato per prodotti con il marchio made in Italy indumenti in realtà provenienti dal continente asiatico, secondo una procedura nota e “nervo scoperto” nel settore dell’abbigliamento. Di entità lieve il valore della merce sotto sequestro, circa 2 mila euro per il vestiario e 170 per i dpi non riconosciuti.
Riguardo alle mascherine di tipo chirurgico, invece, è stata riscontrata l’assenza della marcatura obbligatoria “CE” richiesta per la vendita di merce nel territorio europeo. La sola detenzione ha comportato per il titolare una sanzione da 10.329 euro, come prevede la legge in materia di certificazione dei prodotti. Oltre alla multa salata il proprietario del punto vendita, il cui nome appare nella denominazione ufficiale (M.B. le sue iniziali, di 39 anni e regolare in Italia), dovrà affrontare dei procedimenti giudiziari con l’accusa di vendita di prodotti pericolosi, prodotti industriali con segni mendaci e infine di frode nell’esercizio del commercio. Violazioni di rilevanza penale per l’ordinamento italiano.
L’attività investigativa delle Fiamme Gialle però non si ferma qui, dopo il recente blitz nel punto vendita. E’ infatti ferma intenzione dei finanzieri approfondire tutta la filiera a monte per quanto concerne la fornitura di merce non idonea alla messa in commercio. Andando a “stanare” chi, sapendo di contravvenire alle regole del settore e di creare potenziali insidie per i consumatori, ha messo “in circolo” in particolare le mascherine non certificate. Anche se su un piano differente, è di ieri la notizia di un’altra indagine che vede come futuri imputati imprenditori di nazionalità cinese, sotto inchiesta per un giro di aziende “usa e getta” a Sandrigo.