“Nero” nel tessile: 5 lavoratori cinesi abusivi nel garage di casa. Sanzioni per 12 mila euro
Ancora lavoratori stranieri senza contratto ma impiegati in un laboratorio tessile, ancora un soggetto di nazionalità cinese a finire nel mirino della Guardia di Finanza. E’ l’esito del blitz portato a termine nei giorni scorsi in una villetta di Cassola, nell’area del Bassanese, dove cinque collaboratori in nero erano stipati in un garage. Altri 8, invece, sul piano delle assunzioni era no in regola.
Tutti sarebbero connazionali asiatici del datore di lavoro, sulla carta titolare di un’attività sì con regolare domiciliazione nell’abitazione – nel piano interrato – ma che doveva trattarsi di ditta . Sul posto indicato dalle indagini, oltre al gruppo bassanese delle Fiamme Gialle, anche una delegazione dell’Ispettorato del Lavoro. L’azione congiunta risale allo scorso 18 gennaio, i cui esiti sono stati resi noti stamattina dopo l’approvazione della Procura berica.
Un altro capitolo sul lavoro sommerso si è registrato quindi in provincia, con nuovamente il settore delle confezioni e del tessile come sfondo. I cinque cinesi, almeno, non erano in questo caso di posizione di clandestini, ma regolarmente residenti in Italia. Un fattore che evita altre denunce all’imprenditore a registro di indagine ma con non lo esime affatto dalla corresponsione di una cifra complessiva di 11.500 euro, oltre all’assolvimento obbligatorio dei vincoli previsti dalle normative sul lavoro.
L’attività produttiva è stata sospesa fino all’adempimento di tutti gli obblighi. Per poter riaprire – ma è ben noto il modus operandi di talune ditte analoghe, che chiudono in seguito alle “incursioni” dei finanzieri per poi riaprire con altre denominazioni e titolari -, dovranno essere contrattualizzati i cinque stranieri, saldati i 9 mila euro di sanzione per averli messi all’opera in nero (1.800 per ciascuno, come recita la normativa in merito) e gli altri 2.500 comminati per le condizioni di lavoro non sicure.