Cucina i funghi trovati nel parco, la febbre sale e il fegato collassa. Ora le serve un trapianto salvavita
Quei funghi cresciuti nel Parco Ragazzi del ’99, appena al di fuori del centro di Bassano del Grappa, avevano attirato la sua attenzione e aveva deciso di raccoglierli, portarseli a casa e cucinarli senza prima essersi adeguatamente informata sull’effettiva commestibilità. Rischia ora la vita una donna di origini straniere – proviene dell’Est Europa – di 58 anni, bassanese d’adozione, dopo aver ingerito un boccone di amanita falloide, uno dei funghi più tossici in assoluto.
Secondo gli ultimi aggiornamenti sulla sua salute, la 58enne dovrà sottoporsi al più presto a un trapianto di fegato per superare la grave forma di intossicazione acuta, per sua fortuna riconosciuta nei sintomi dai medici dell’ospedale San Bassiano avviando in tempo utile le cure per rallentarne il decorso. Non si registrano almeno ad oggi altri casi a Bassano e dintorni. La paziente – che non è ancora fuori pericolo ed è stata trasferita all’ospedale di Padova – era stata nei giorni scorsi l’unica in famiglia ad assaggiare il fungo trovato tra gli alberi del parco pubblico, tenuto in frigo per tre giorni per ingerirlo venerdì 1 dicembre.
A distanza di qualche ora dalla cena con la portata a rischio si erano manifestati subito i primi sintomi, nel corso della notte, tanto da costringere la 58enne di nazionalità moldava a recarsi al pronto soccorso. Riconosciute le evidenze di un’intossicazione alimentare, nel polo medico bassanese si è approfondita l’anamnesi della paziente fino a capire la causa del problema, collegata ai funghi selvatici, avviando la profilassi sanitaria e informando gli uffici preposti dell’Ulss 7 Pedemontana. Questi funghi, presenti in natura da sempre, crescono di norma intorno alle radici di alcune specie arboree.
Un esperto di micologia ha poi confermato i sospetti: si trattava proprio di un esemplare non commestibile dalle spore potenzialmente mortali, specificando come non di rado non sia facile da riconoscere e distinguere per gli occhi inesperti, visto il suo polimorfismo e le diverse colorature. E’ il più nocivo tra tutti quelli che crescono nelle nostre zone: basta ingerirne qualche grammo di troppo per provocare danni irreversibili all’apparato epatico.