Integrazione scolastica, Fp Cgil: “Ridurre le ore di assistenza nega il diritto all’uguaglianza”
Non si placa la polemica sul nuovo bando dell’Ulss 7 Pedemontana per l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità. Lunedì mattina, 22 aprile, la Funzione Pubblica della Cgil di Vicenza ha tenuto un presidio all’esterno dell’ospedale di Bassano del Grappa.
“In attesa della risposta della Regione Veneto rispetto al nuovo capitolato di appalto che gestirà il servizio di integrazione scolastica – si legge nella nota della Fp della Cgil di Vicenza -, siamo qui per ribadire che la qualità del servizio erogato ai minori con disabilità che hanno il diritto di frequentare la scuola, deve essere garantito nei tempi e nelle modalità migliori. L’attività coinvolge circa 540 utenti e 160 lavoratrici e lavoratori che quotidianamente organizzano ed assistono bambini fragili nelle scuole del territorio”.
“Riteniamo doveroso – si afferma nel comunicato – sensibilizzare i cittadini attraverso un’informazione trasparente di ciò che sta accadendo affinché stimolino tutti gli attori coinvolti in questa scelta al fine di rimettere al centro i minori, le loro famiglie, i lavoratori e le scuole. Ad oggi si evidenzia una riduzione complessiva del numero di ore di assistenza rispetto all’appalto precedente, con una probabile ricaduta in termini di qualità del servizio erogato”.
“Dalla documentazione presentata – prosegue la Fp Cgil – mancano circa 32 mila ore di assistenza che storicamente venivano assegnate, e le precisazioni di Ulss di un riconoscimento ulteriore di ore, non convince in modo particolare perché sembra riferita esclusivamente a nuovi casi. Rispetto all’impostazione dell’appalto in essere che ad oggi non retribuisce il personale quando il bambino è assente (una sorta di lavoro a cottimo), il prossimo bando prevederà un’assegnazione sulla presenza presunta che comporterà una riduzione in termini di ore dei contratti del personale”.
“Questo processo – si spiega nel comunicato – causerà inevitabilmente un forte turn-over perché i lavoratori coinvolti potrebbero cercare altrove contratti maggiormente garantiti. Questo tipo di sistema detto ‘a canone’, risulta precario di garanzie e chiarezza, ed essendo come impostazione il primo in regione, rischia di provocare un effetto domino anche per gli appalti in scadenza nelle altre Ulss perché in sintesi permette un risparmio economico importante a discapito di utenti, famiglie e lavoratori”.
“Ridurre le ore di assistenza – conclude la Fp della Cgil – pone il rischio di negare la possibilità di raggiungere a pieno il potenziale isolando ulteriormente e compromettendo il diritto all’uguaglianza di opportunità. Tutto questo non è tollerabile in un servizio dove le relazioni e la presa in carico deve essere continuativa ed elemento fondante ed indispensabile per un servizio di qualità. Preoccupa inoltre l’esternalizzazione completa del servizio, che non vedrà più impiegati i 18 operatori del servizio sanitario, sancendo di fatto la perdita irreversibile di un altro altro pezzo di cogestione pubblico-privato a favore del secondo“.