Il leggendario fotografo di guerra Robert Capa a Bassano
«Fotografare è porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore» diceva il fotografo francese Henri Cartier-Bresson. Un principio che si ritrova nell’intensità di tutte le foto del suo amico e co-fondatore della famosa Agenzia Magnum, Robert Capa, del quale ieri (15 settembre) è stata inaugurata un’importante retrospettiva ai Musei Civici di Bassano del Grappa, in esposizione fino al 22 gennaio 2018. Il leggendario Robert Capa, pseudonimo di Endre Ernő Friedmann, nato a Budapest nel 1913, ha ritratto con rara sensibilità e rispetto umano cinque grandi conflitti mondiali del ventesimo secolo da testimone oculare, sempre in prima linea, armato della sua macchina fotografica, convinto che «se le tue foto non sono abbastanza buone, non sei abbastanza vicino». E ancora oggi – anzi, soprattutto oggi, ai tempi degli smartphone e dei social media – la sua cifra poetica e quella “vicinanza” fisica ed emotiva pongono interrogativi fondamentali sulla natura della fotografia.
La mostra “Robert Capa. Retrospective”, curata dalla direttrice dei musei di Bassano Chiara Casarin e dal direttore artistico della Casa dei Tre Oci di Venezia Denis Curti, allestita in occasione del 70esimo anniversario di Magnum e dell’apertura della quinta edizione della biennale internazionale Bassano Fotografia, si compone di 97 immagini in bianco e nero, ambientate in un allestimento più spoglio possibile per farle risaltare, che svelano la sofferenza, la miseria, il caos e la crudeltà dei maggiori conflitti mondiali, dagli anni del Fronte Popolare a Parigi, la guerra di Spagna, l’invasione giapponese della Cina, per arrivare allo scoppio della seconda guerra mondiale che il fotografo seguì fino allo sbarco in Normandia e alla liberazione di Parigi. Il visitatore però, dalle prime foto in esposizione, è invitato a ripercorrere il lavoro di Capa sin dal suo primo incarico internazionale per l’agenzia berlinese Dephot, con i celebri scatti di Trotsky, realizzati nel 1932 quando, giovane ungherese riparato a Berlino, Robert si arrangiava facendo l’assistente in camera oscura. Fino ad arrivare alle icone grazie alle quali è diventato famoso in tutto il mondo, come quella del miliziano colpito a morte (foto) durante un’esercitazione, scattata a Cordova nel 1936.
Al primo piano, invece, si può ammirare una straordinaria serie di ritratti di amici – tra cui Ernest Hemigway, William Faulkner, Henri Matisse, Pablo Picasso, Ingrid Bergman – che ricorda che vita leggendaria abbia vissuto il fotografo, sebbene sia scomparso a soli 41 anni. Il suo amore per la fotografia e la sua necessità di documentare, infatti, lo hanno portato a morire nel 1954 quando, durante la Prima Guerra d’Indocina, salì su un terrapieno per fotografare una colonna in avanzamento e posò il piede sulla mina che lo uccise.
(Elena Ferrarese)