Maxi frode di fatture false per 24 milioni di euro. Fiamme Gialle incastrano un bassanese
Cinque anni almeno di frode ai danni dello Stato, dal 2014 al 2019, finalizzata a intascarsi un maggior ricavo attraverso un articolato incrocio di fatturazioni fasulle. A finire sotto la lente d’ingrandimento della Guardia di finanza provinciale sono stati due imprenditori, un 56enne di Bassano del Grappa e un 48enne trevigiano di Mareno di Piave, ritenuti responsabili del reato di truffa aggravata riscontrata nel settore dell’abbigliamento all’ingrosso. Con tanto di ostentazione di “bella vita” attraverso i social network, tra viaggi di piacere e momenti di festa nonostante la propria attività, secondo le attestazioni prodotte, non portasse alcun profitto.
Avrebbero sottratto all’erario un giro d’affari di circa 24 milioni di euro di imponibile, non versando l’Iva attraverso un giro di “carte false”, ricostruito dagli investigatori delle Fiamme Gialle. L’operazione denominata “Aracne” è stata condotta dai finanzieri di Bassano del Grappa e illustrata stamattina nel punto stampa del comando provinciale.
Grazie ai dati elaborati dai software “Molecola” in dotazione alla GdF è emerso un alert di rischio frode, come viene definito in questi casi, a seguito di un’evidente discrasia tra un profitto d’azienza dichiarato pari a zero mentre il volume d’affari ricostruito era ben diverso, nascondendo degli utili da tassare e quindi denaro da versare (per legge) nelle casse pubbliche. Un metodo noto per arricchirsi con modalità illecite, con la complicità di “teste di legno” di nazionalità straniera poi risultati irreperibili. A compensazione e tutela dello Stato i finanzieri hanno provveduto alla confisca di beni ai due denunciati per un totale di 3,5 milioni di euro in controvalore.
A finire nei guai, nel dettaglio, sono il bassanese P.P. (56 anni), e il marenese M.A. (48), principali autori e complici dell’articolato sistema truffaldino. L’indagine è iniziata nel mese di febbraio 2019, dopo un approfondimento sui rapporti effettivi in tutto tra sei aziende legate tra loro, tramite intercettazioni telefoniche di circa 5 mila conversazioni, controllo documentazione commerciale e bancaria e, infine, le perquisizioni a Bassano e in provincia di Treviso, Venezia e anche Napoli, oltre quindi il territorio vicentino. Arrivando fino in Cina, dove il “nero” veniva investito per l’acquisto di merce, una condotta che permetteva di sbilanciare la concorrenza di mercato a proprio favore e interesse.
Procura e gip Gerace hanno avvallato le indagini dei finanzieri, autorizzando il decreto di sequestro preventivo. Nel computo dei 3,5 milioni di euro “sigillati” dalla Guardia di finanza rientrano flussi di denaro in conto corrente e anche una villa di lusso con ampio parco e piscina sita a Mareno di Piave e due appartamenti a Caorle. L’Iva dovuta all’erario ammonterebbe a 3,7 milioni di euro oltre a 1 milione di euro di Ires e altre tassazioni non corrisposte. A contribuire agli approfondimento l’ostentazione di un tenore di vita da “vip” sui social network, da parte del 56enne bassanese, del tutto incompatibile con chi non dichiara alcun guadagno a fine anno.