Fratelli spacciano al parco e a scuola: “via” mezzo chilo di droga e oltre 3 mila euro in contanti
Lo smercio di droghe leggere nei luoghi frequentati dagli adolescenti di Nove è stato frenato nei giorni scorsi da una fruttuosa “task force” composta da cittadini locali e agenti di polizia locale, con questi ultimo ad arrestare due fratelli vicentini dediti allo spaccio, denunciando un terzo soggetto ritenuto loro complice nell’attività illecita.
Uno dei due consanguinei è minorenne, ed entrambi risiedono in un comune del Thienese che non può essere diffuso in questo caso, al pari delle iniziali e altri dati sensibili, per non rendere riconoscibile il minore.
Nel corso dell’operazione conclusiva, al termine di una serie di appostamenti e indagini sui sospettati, sono stati sequestrati circa 3.300 euro in contanti e circa mezzo chilogrammo di hashish. Si stima, però, che nelle ultime settimane i giovani coinvolti ne avessero smerciato almeno il doppio a Nove, in prossimità di un parco giochi frequentato da ragazzini e di un istituto scolastico. Fattori non banali, che per la legge italiana, costituiscono un’aggravante alle posizione degli indagati, in tutto tre.
A “muovere” in origine le prime indagini erano state, da metà novembre, le segnalazioni di più novesi residenti nelle vicinanze dei due luoghi pubblici ad alta frequentazione d parte dei giovani della zona. Pare che i due fratelli, pur abitando altrove, costituissero una sorta di “presenza fissa”, autoproponendosi come rifornitori di sostanze stupefacenti illecite. In particolare uno studente risultava implicato nello scambio di presumibile droga in cambio di denaro, il quale è stato in seguito identificato e sottoposto a perquisizione personale e domiciliare.
A disporre il decreto di perquisizione, in seguito ai primi esiti delle osservazioni degli agenti in borghese inviati sul posto dal consorzio di polizia locale, è stato quindi il Tribunale per i Minorenni di Venezia. Nella camera del minorenne, condivisa con il fratello invece di 18 anni, sono emersi i 550 grammi di hashish e le banconote, la cui provenienza non è stata oggetto di plausibile giustificazione da parte dei due. La presenza nella loro disponibilità di materiale vario per il confezionamento, infine, ha avvalorato la tesi che si trattasse di un’attività “in famiglia”, portando il fascicolo all’attenzione della Procura di Vicenza e di quella veneziana competente per i minori.