Niente ergastolo per l’uomo che ammazzò la moglie a martellate: pena ridotta a 24 anni
Si è concluso ieri il processo in secondo grado di giudizio con imputato – e già condannato all’ergastolo – l’oggi 54enne Gezim Alla, assassino reo confesso della moglie Dorina, uccisa a colpi di martello dopo averla picchiata nella loro abitazione familiare di Pove del Grappa. In casa, quel giorno di due anni fa – era l’aprile del 2021 – c’erano i due figli della coppia, di 13 e 9 anni, una femmina e un maschio.
La pena è stata ridotta a 24 anni di carcere, mentre ai due minori rimasti senza la madre per sempre e senza il padre omicida sono state assegnate provvisionali di 100 mila euro ciascuno. La sentenza recente segue al dibattimento avvenuto in Corte d’Appello celebrato al Tribunale di Venezia.
Per Alla, muratore di origini albanesi che vive in Italia da oltre trent’anni con la moglie connazionale, quindi, non ci sarà il carcere a vita, come invece chiedeva il pubblico ministero, dopo la riformulazione della pena che l’uomo dovrà scontare in cella rispetto al pronunciamento in primo grado dello scorso dicembre 2022. Riconosciute larga in parte le attenuanti generiche sostenute dai legali difensivi. Incensurato, senza precedenti di alcun tipo e reo confesso, all’imputato è stato riconosciuto uno “sconto” sulla futura detenzione e, inoltre, gli è stata revocata la decadenza della potestà genitoriale invece sancita in primo grado.
Il cruento delitto, un femminicidio che salì alla ribalta mediatica nazionali ai tempi di piena pandemia, si consumò nell’alloggio della famiglia in via Bastianelli a Pove del Grappa. Era il 18 aprile di due anni fa. Dorina Alla si era rivolta ad un sportello comunale per le vittime di violenze familiari e ai Carabinieri raccontando i timori legati ai comportamenti del marito e convivente solo poche settimane prima di morire, colpita al corpo e al capo da 12 martellate, inferte in cucina, mentre i due figli si erano rifugiati in camera alle grida dei genitori. Aveva paura di Gezim in quei giorni di inizio primavera del 2021, ma questo non era bastato per arrivare al punto di denunciarlo.
Le forze dell’ordine giunte sullo scenario si trovarono di fronte a qualcosa di indescrivibile, dopo essere stati chiamati – a distanza di ore – dallo stesso autore del femminicidio, che compose il numero del 112, anche se pochi minuti prima la primogenita, nascosta sotto il letto, aveva chiamato al telefono una cugina. A distanza di alcune ore, Gezim Alla confessò in caserma dei Carabinieri, portando la sua versione dei fatti, poi sostanzialmente avvallati dai rilievi degli investigatori. L’unica, d’altronde, a disposizione. Una lite, insulti e offese avevano fatto scattare in lui una rabbia incontrollata, sfociata nel delitto.