Maxi evasione dell’Iva nel mercato delle auto: sequestro per 2,3 milioni e 3 arresti
Aveva messo in piedi una vera e propria associazione a delinquere finalizzata a realizzare truffe nel settore della compravendita di auto, per un giro di 1,2 milioni di euro. Con l’accusa di associazione per delinquere e e parallelamente per reati tributari è finito in carcere Paolo Stevan, 48enne di Pove del Grappa, già saluti agli onori delle cronache in passato per vicende analoghe. Con lui, in relazione alle accuse di natura tributaria, sono finite agli arresti altre due persone, ma complessivamente gli indagati sono sei.
A mettere fine al sistema di truffe sono stati i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Vicenza, in collaborazione con la guardia di finanza di Bassano del Grappa. Ieri, su provvedimento della Procura della Repubblica di Vicenza, sono state eseguite le ordinanze per l’applicazione di misure cautelari personali a carico, oltre che di Paolo Stevan (finito in carcere a Vicenza), anche del 49enne di Vedelago (Treviso) Johnny Pizzolato (arresti domiciliari) e del 75enne di Marano Vicenrtino Luigino Campagnolo (obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria). Stevan, che non era stato rintracciato al suo domicilio, si è costituito in serata ai carabinieri di Castelfranco Veneto.
L’indagine era partita da una serie di truffe avvenute nel dicembre del 2018 realizzate attraverso la concessionaria Autokew srls di Montecchio Maggiore: i potenziali acquirenti, dopo aver visionato i veicoli su internet ed aver effettuato dei giri di prova recandosi in concessionaria, consegnavano agli indagati (in contanti, assegni o con bonifici bancari) anticipi (ma anche saldi) a cui poi non seguiva il ritiro dell’auto perché i gestori della concessionaria si erano dileguati e nessun veicolo era esposto nel piazzale espositivo. Un raggiro complessivamente da più di 1,2 milioni di euro. Quell’indagine, dei carabinieri, ha portato ad indagare Paolo Stevan per associazione a delinquere finalizzata alla truffa Paolo Stevan.
Le indagini scaturite quell’inchiesta hanno portato poi la guardia di finanza, ad un filone parallelo di attività investigativa, che ha accertato situazioni di riciclaggio e trasferimento fraudolento di denaro: gli importi accreditati sui conti di Autokew a titolo di caparra e saldo, infatti, erano stati distratte e inviate su conti esteri, a volte utilizzati per l’acquisto di auto mai giunte a destinazione, e comunque intestati a terze persone. Una volta poi che su istanza della Procura berica era stato dichiarato il fallimento della società, era stato possibile ricostruire più operazioni riconducibili al reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale, per distrazione, documentale, e per operazioni dolose.
Gli sviluppi di questo secondo filone di indagine hanno riguardato altre due società, di cui gli inquirenti ritengono fossero amministratori di fatto Stevan e Pizzolato ma amministrate da prestanome, tra cui appunto Luigino Campagnolo. Tali aziende si interponevano nella compravendita di auto di origine comunitaria e si occupavano dell’emissione sistematica delle fatture per operazioni ritenute inesistenti, con l’obiettivo di consentire agli acquirenti delle auto di evadere l’Iva. Il meccanismo messo in atto, spiegano gli investigatori della guardia di finanza, è quello usualmente chiamato del “falso consumatore finale”, attraverso il quale veniva artificialmente fatta figurare una persona fisica quale compratore dei veicoli provenienti da altri paesi comunitari. Tale soggetto ne chiedeva l’immatricolazione alla Motorizzazione Civile, consentendo al reale acquirente (un’impresa) di aggirare gli obblighi di versamento dell’Iva.
Agli indagati sono stati quindi contestati l’emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e di omesso versamento dell’Iva, rispetto al quale è stato disposto un sequestro preventivo finalizzato alla confisca (a fine processo) per un importo di 1,1 milioni di euro.