Prostituzione in più alloggi e fatture false. Arriva la confisca: immobili per 400 mila allo Stato
Un’intricata vicenda legata ad affari illeciti “a luci rosse” con quattro principali imputati coinvolti si lega a una frode allo Stato, con epicentro degli intrecci criminali Bassano del Grappa. Dopo le sentenze di primo e secondo grado passata in giudicato che hanno già condannato la vicentina Paolina Maiolo, 46enne di origini calabre e residente a Vicenza, e il trevigiano Massimiliano Mastroianni, nato a Roma, 54 anni di Riese Pio X (un anno per la prima citata, 1 anno e 4 mesi per l’uomo), s’inseriscono nel quadro anche la figure dei bassanesi Claudio Fiorese e Denis Pavin, rispettivamente di 51 e 48 anni. Il riferimento è all’operazione “Lucky Flats” che ha visto carabinieri e finanzieri ricostruire la doppia rete di condotte penalmente perseguibili, come comprovato dai giudizi del Tribunale di Vicenza.
Entrambi risultano accusati – con procedimento a parte – di aver recitato un ruolo di primo piano nella gestione di almeno 30 tra prostitute ed escort di sesso femminile e transessuali, occupandosi anche della locazione attraverso soggetti prestanome di alloggi dove si esercitavano le performances a pagamento e, infine, di aver architettato una sistema di fatturazioni false finalizzate all’evasione dell’Iva. Motivo per cui la Guardia di finanza provinciale dopo aver eseguito un sequestro preventivo per equivalente di 370 mila euro, mettendo i sigilli a due appartamenti di pregio a Cassola, e le loro relative pertinenze, ha proceduto con la definitiva confisca.
Nei giorni scorsi si è data esecuzione alla prima fase delle operazioni di recupero delle somme indebitamente sottratte all’erario. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Vicenza sono stati incaricati di far rispettare sul piano pratico due sentenze emesse dal Tribunale di Vicenza, le quali hanno disposto la confisca “per equivalente” di beni per un importo di oltre 370 mila euro. Sottratti alle disponibilità di Fiorese e Mastroianni nel dettaglio, coinvolti insieme a Pavin nelle indagini di polizia giudiziaria eseguite dai finanzieri di Bassano del Grappa, in particolare su una società di capitali e di tre ditte individuali ed indagati per l’ipotesi di reato di emissione di fatture per operazioni inesistenti.
Una complessa attività investigativa che si lega al quadriennio 2014-2017, anche se con radici più in là nel tempo, e su cui gli organi di giustizia si sono già espressi in maniera definitiva per quanto concerne le posizioni di due dei quattro indagati, e che ha permesso di accertare l’emissione di fatture per operazioni inesistenti per un importo di oltre 4 milioni e 500 mila euro su ordine del Gip di Vicenza. Tra arresti domiciliari, obblighi di firma, ricorsi e sentenze giunte tra il 2018 e il 2020 il dedalo dei procedimenti e di carte di tribunali ha determinato la confisca definitiva dei beni già sotto sequestro, vale a dire in due appartamenti di Cassola valutati del valore di 345 mila euro, a cui si aggiungono 31 mila euro in contanti, sostanze che Mastroianni aveva occultato in una stanza.