Rifugiati in arrivo dall’Ucraina, l’Ulss 7 definisce il protocollo sanitario all’accoglienza
Altovicentino, Altopiano di Asiago e fascia pedemontana dell’area bassanese si preparano ad accogliere i primi uomini, donne e bambini in fuga dall’invasione dell’Ucraina e le autorità sanitarie territoriali attuano il protocollo di prevenzione riservato ai rifugiati, in ragione del persistere dell’epidemia Covid-19 in Italia.
In linea con le direttive regionali, Ulss 7 Pedemontana ha definito il piano di accoglienza di competenza, con passo iniziale costituito dall’effettuazione del tampone obbligatorio presso i consueti punti di prelievo. Sul fronte vaccini anticoronavirus sarà offerta a coloro che saranno accolti e non coperti dal ciclo di base la libera possibilità di farsi somministrare il siero. Altri approfondimenti di natura medica saranno poi valutati caso per caso.
L’azienda locale rende noto inoltre che l’accesso ai punti tamponi per i rifugiati sarà diretto, senza necessità di prenotazione, nel caso di soggetti singoli, mentre per l’effettuazione dei tamponi a gruppi di rifugiati è raccomandata la prenotazione da parte delle strutture e\o associazioni di accoglienza, tramite accordi diretti con il Sisp. In caso di tampone positivo, naturalmente anche per i rifugiati scatterà l’obbligo di isolamento, presso il domicilio o la struttura di accoglienza, con conseguente investigazione da parte delle autorità di igiene e prevenzione e messa in quarantena di eventuali contatti stretti.
In caso di tampone negativo, come per tutti i viaggiatori provenienti dai Paesi extra-UE, è prevista una quarantena obbligatoria di 5 giorni, dopo il quale sarà svolto un ulteriore tampone di controllo e vi è l’obbligo di utilizzare la mascherina Ffp2per i successivi 5 giorni. “Gli operatori del Sisp verificheranno la situazione – si legge nel testo esplicativo diffuso da Ulss 7 -, in relazione alla vaccinazione antiCovid sia rispetto alle altre. Per quanto riguarda la prima, se “in regola” lo stato di vaccinato sarà inserito nell’anagrafe regionale, mentre ai rifugiati non vaccinati sarà offerta la vaccinazione di base. E ancora, a chi ha effettuato solo il ciclo primario sarà offerta la dose booster, mentre per i soggetti con vaccino non Ema sarà proposta dose di richiamo.
Per tutti sarà inoltre verificata la vaccinazione anti-poliomielite, anti-difto-tetano e anti-MPR (morbillo, parotite e rosolia) e programmata la vaccinazione per chi ne risulta sprovvisto, con ciclo completo o dose di richiamo a seconda dei casi specifici. La presa in carico naturalmente riguarderà anche i bambini, per i quali saranno programmate le vaccinazioni
previste dal normale programma di profilassi, se non sono già state effettuate in patria.
Per ulteriori necessità, i rifugiati potranno quindi accedere ai normali percorsi assistenziali, ambulatoriali o ospedalieri. Va ricordato a questo riguardo che la ricevuta della richiesta di asilo politico effettuata preso la Questura costituisce permesso di soggiorno provvisorio e in quanto tale prevede la contestuale iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale.
“In linea con le indicazioni regionali – sottolinea il Direttore Generale Carlo Bramezza – ci siamo organizzati per garantire la presa in carico dei rifugiati dal punto di vista sanitario, sia sul fronte della prevenzione, sia su quello di altre necessità assistenziali che dovessero manifestare. È un impegno che affrontiamo con grande senso di responsabilità e spirito di accoglienza e per il quale ci coordineremo con le amministrazioni comunali e con tutte le associazioni coinvolte nell’assistenza ai rifugiati”.