Minacce per estorcere denaro: in carcere il clan dei romeni con base nel bassanese
Ricatti spietati, con minacce terribili che non esitavano a mettere in pratica se la vittima designata non si piegava alla loro estorsione. La violenza a cui potevano giungere l’avavano già dimostrata, d’altronde, lo scorso 20 giugno, quando sulla strada di fronte al centro commerciale Grifone a Bassano un clan di romeni aveva dato vita, secondo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri, a un violento raid punitivo verso due connazionali, fatto per il quale due componenti del gruppo familiare erano già agli arresti domiciliari.
Questo non aveva però impedito loro di continuare con l’attività estortiva, che ha trovato una fine solo con l’arresto di questi giorni, frutto di un lavoro congiunto fra i carabinieri di Cervia-Milano Marittima e quelli di Bassano. A finire in carcere, nonno, padre e figlio residenti dallo scorso anno nel bassanese, eletto a sede dei loro “affari”. Gli arrestati sono Ion Titus Caldaras di 64 anni, Ioan Popescu di 43 e Ion Caldaras di 26, dal 2017 residenti a Rosà con un’attività di compravendita di auto usate.
Le indagini sul crimine per cui sono ora finiti in carcere iniziano ai primi di ottobre, quando un connazionale si presenta presso una stazione dei carabinieri del Ravennate denunciando di essere vittima di un tentativo di estorsione: alcuni connazionali gli richiedevano 50 mila euro, minacciandolo con messaggi video: “Se non ci dai i soldi diamo fuoco alla tua casa e ammazziamo i tuoi parenti in Romania”. Non si trattava perlatro della prima volta che veniva minacciato da clan Popescu-Caldaras: già in Romania due anni fa la gang pretendeva 20 mila euro per non ostacolare l’acquisto di una casa e, nel momento il cui l’uomo non aveva ceduto al ricatto, avevano esploso degli spari contro l’abitazione che per poco non avevano colpito la figlia.
Quanto raccolto dai carabinieri di Cervia-Milano Marittima ha permesso di chiedere all’autorità giudiziaria di Ravenna l’emissione di una misura urgente di custodia in carcere: all’alba dell’8 novembre scorso, quindi, i carabinieri hanno tradotto i tre presso la casa circondariale Del Papa di Vicenza. Caldaras Ion Titus e Popescu Ioan, come detto, erano già ai domiciliari per i fatti del giugno scorso. Nell’abitazione di Rosà, in via Roccolo i carabinieri hanno trovato tutti i segni della scelta del clan di difendersi, come sassi pronti sui davanali delle finestre, falci sotto i letti e un impianto di videosorveglianza molto raffinato. Che il clan sia potente e che ci si trovi di fronte a una guerra fra bande lo dimostra il fatto che nell’ottobre scorso l’auto di Popescu era stata incendiata e che dopo quel fatto i Caldaras avrebbero incendiato un palazzo di un clan rivale in Romania.
Vista la pericolosità della banda, il comandante dei carabinieri della compagnia di Bassano lancia un appello: “Coloro che dovessero essere stati minacciati o aver subito richieste estorsive da parte di questi soggetti si presenti immediatamente presso la più vicina stazione dei carabinieri e denunci. Possiamo aiutarvi”.