Volley veneto in lutto per Fabiola Bellù, morta a 61 anni per malore. Non allenò solo Egonu
Si è spenta l’altra notte, nel sonno, Fabiola Bellù, nome notissimo nel panorama sportivo del Bassanese e del Padovano per l’attività di allenatrice di pallavolo portata avanti per anni. Un vuoto che coglie impreparato il Volley Rosà, presso cui la 61enne portava la sua esperienza come coach nel settore giovanile dall’inizio di questa stagione. E’ stata proprio la società locale a informare della morte prematura di Fabiola, nella prima serata di mercoledì, suscitando una scia di messaggi di cordoglio e incredulità in tutto il Veneto.
La donna, nel suo percorso sportivo, aveva avuto in parte il merito e in parte la fortuna di incontrare da bambina a 11 anni e contribuire a far crescere Paola Egonu, la campionessa italiana e tra le giocatrici in assoluto più forti al mondo. Ma non solo lei, allora “diamante grezzo” poi divenuta una stella della disciplina: tante coetanee accompagnate nella loro vita sportiva e personale che oggi piangono quella coach dal carattere forte che le invitava a rialzarsi subito ad ogni tuffo, riuscito o fallito che fosse. Come nel volley, così nella vita. Allenava in questa stagione la fascia d’età più delicata, vale a dire la squadra Under 19 femminile, adolescenti dai 16 anni in su. E amava profondamente la pallavolo.
Solo la sera precedente al malore – avvenuto si presume tra martedì e mercoledì notte – Bellù aveva portato a termine regolarmente il primo allenamento settimanale con le sue ragazze dell’Under 19. Nessuna avvisaglia di ciò che le sarebbe accaduto poi, in palestra, senza che i soccorsi chiamati all’indomani potessero tenere vivo un filo di speranza. La compianta allenatrice lascia il marito Adriano Turcato, pure lui molto noto negli ambienti sportivi nel ruolo presidente di una polisportiva di calcio locale, e un figlio, Andrea. Insieme a loro viveva a Galliera Veneta, precisamente nella frazione locale di Mottinello. Era però originaria di Santa Giustina in Colle, sempre nella provincia padovana, dove aveva mosso i primi passi nella pallavolo (alle Fratte), per poi allenare in più club dell’area bassanese e padovana, tra cui Rossano Veneto ancora nel Vicentino.
A trovarla già senza vita, riversa sul divano di casa, è stato il compagno convivente, che ha immediatamente chiesto soccorso al 118. Erano circa le 9 del mattino. L’équipe di emergenza medica giunta nell’abitazione in codice rosso non ha potuto che tentare di rianimare la donna, ma era già, purtroppo, tardi: con ogni probabilità Fabiola aveva smesso di respirare già prima dell’alba, parecchie ore prima, quindi, senza poter chiedere aiuto ai propri cari. Forse è morta nel sonno, senza accorgersene.
Le circostanze del decesso non lascerebbero adito a dubbi sulla causa naturale. In ragione dello stato di salute della sessantenne, però, sportiva da sempre e sotto controlli periodici in ragione della sua attività di allenatrice e in seguito un intervento ad un ginocchio di pochi anni fa, è stato richiesto un esame autoptico sulla salma in modo da fornire una qualche spiegazione ai familiari. Solo dopo l’esito si potrà celebrare la liturgia funebre e procedere con il rito della sepoltura.