Blitz nel laboratorio tessile: 10 lavoratori in nero, in maggioranza clandestini
L’attività di confezione di vestiti era stata attivata solo 9 mesi prima da una donna cinese e ora viene bloccata, per quanto in misura temporanea, dalle Fiamme Gialle. Il riferimento va al laboratorio tessile visitato nei giorni scorsi dai finanzieri di Bassano in uno stabile ampio a Rossano Veneto, dove si trovavano all’opera una decina di presunti lavoratori dipendenti.
Tutti risultati collaboratori effettivi ma senza contratti di lavoro, quindi “in nero”, in parte connazionali della proprietaria e in parte di nazionalità pakistana. Presenti nel corso del blitz anche gli ispettori del Nil di Vicenza e personale dello Spisal dell’Ulss 7 Pedemontana per le verifiche sulle condizioni igieniche e di sicurezza sul luogo di lavoro.
Dei dieci lavoratori stranieri, uomini e donne di diverse età, in sei sono risultati irregolari nel territorio nazionale italiano. In altre parole clandestini, situazione questa che aggrava la posizione del datore di lavoro. Questi ultimi sono stati denunciati in Procura a Vicenza per ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato, ai sensi dell’art. 10 bis del Testo Unico dell’Immigrazione.
Allo stesso modo dovrà affrontare il “banco” giudiziario la donna titolare della ditta intestata a suo nome, per aver concesso occupazione con incarichi di sartoria e come dipendenti subordinati dei cittadini extracomunitari, senza titolo per soggiornare in Italia. Inevitabile il decreto di sospensione dell’attività tessile, con sanzioni amministrative comminate per un totale di 30 mila euro.
La nota del comando provinciale della Gdf. “L’attività svolta si inquadra nella più ampia azione condotta dalla Guardia di Finanza in sinergia con l’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Vicenza e lo Spisal dell’Ulss 7, volta ad individuare situazioni di sfruttamento di manodopera e carenze in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. L’impiego di lavoratori in nero costituisce una condotta che, oltre a costituire una grave forma di concorrenza sleale nei confronti degli operatori economici onesti e rispettosi della legalità, rappresenta principalmente un danno in capo ai lavoratori stessi, ai quali, infatti, non vengono riconosciuti i basilari diritti previsti dalla legge“.