Due dozzine di lavoratori nel laboratorio dormitorio: in 3 da clandestini, 7 in nero
Una decina di giorni fa un blitz mirato della Guardia di Finanza provinciale ha “scoperchiato” quella che viene considerata l’ennesima attività produttiva gestita da soggetti di nazionalità cinese a Vicenza e provincia, fondata sulla forza lavoro composta da operai connazionali costretti a lavorare in condizioni di gravi e plurime irregolarità. Sia nel campo delle tutele dei lavoratori che sul piano dei contributi dovuti all’erario pubblico.
L’ultimo episodio riguarda un laboratorio artigianale sito a Rossano Veneto in via Cartiera, gestito in prima persona da un 36enne asiatico, ora sotto indagini per una serie di accuse e verso il quale il giudice ha disposto un sequestro preventivo di beni mobili e immobili. Secondo le informazioni rese note dalle Fiamme gialle bassanesi su 24 lavoratori impiegati in quella sede, 3 sono stati trovati senza alcun permesso di soggiorno e 7 assunti “in nero”.
Si tratta della seconda operazione conclusa dai finanzieri a distanza di pochi giorni, ai primi di maggio, e nel raggio di una manciata di chilometri nell’area bassanese. Stavolta a finire sotto torchio è L.X., quale titolare formale dell’impresa, oltretutto ritenuto responsabile di aver ospitato – anche qui contro legge – alcuni dei cittadini cinesi che lavorano sotto la sua direzione. Una sorta di dormitorio di fortuna, ricavato con pareti divisorie in cartongesso, in condizioni di igiene e di sicurezza che con eufemismo si definiscono non “ideali”: spazi angusti, senza aerazione adeguata nè illuminazione, per non parlare dei servizi igienici e l’angolo cucina. Per 7 dei 24 dipendenti, questa era anche la loro casa in Italia.
Dopo l’ispezione portata a termine lo scorso 11 maggio 2021 a Rossano Veneto, sulla base delle immagini e del rapporto delle squadre di GdF impegnate, la Procura di Vicenza ha disposto i sigilli sul laboratorio, mettendo tutto il materiale interno – macchinari compresi – e l’immobile sotto sequestro d’urgenza. L’attività assimilabile ad un opificio, che produce capi d’abbigliamento e accessori di alta gamma, è nominata come “Confezioni Lin di Lin Xuanyou” e di fatto riporta indicazioni sull’identità del principale indagato. A collaborare nel corso delle operazioni lo Spisal dell’Ulss 7 Pedemontana e l’Ispettorato del Lavoro di Vicenza.