Oggi l’addio a Fabrizio, il runner innamorato di montagna e di vita. “Eri uno spirito libero”
“Abbiamo perso un amico, un compagno di mille avventure. Sei caduto nei luoghi che amavi tantissimo, nei tuoi percorsi quasi giornalieri. Nelle tue montagne eri uno spirito libero. Ciao Fabrizio”. E’ questo il commosso messaggio di addio riservato dagli amici e compagni di passione dell”Emme Running Team” a Fabrizio Bevilacqua, il runner bassanese ritrovato senza vita sabato 30 maggio, tra i sentieri sotto il massiccio del Grappa, dalle squadre di soccorso alpino.
Tante le immagini che lo ritraggono in momenti felici postate nei social, a decine i post di commento e i ricordi a indicare quanto il 37enne fosse un simbolo, non solo nell’ambiente di chi ama sentirsi libero, appunto, correndo a contatto con la natura e misurandosi con i propri limiti. A causarne la morte, sarebbe ormai accertato, la rovinosa caduta in un dirupo, nei dintorni del sentiero “Cavallo”.
L’ultimo saluto è stato fissato per oggi alle 16, nella chiesa di San Zenone degli Ezzelini. Fabrizio ha lasciato nel dolore la compagna Laura, con la quale progettava di unirsi in matrimonio, i genitori Paola e Moreno e la sorella Annalisa. Tutti increduli prima e affranti poi dopo essere stati messi al corrente dell’esito delle ricerche del loro caro, uscito di casa alle 9 del mattino di sabato per una delle sue corsette abituali di allenamento, per poi non dare notizie di sè per ore. All’ora di pranzo era stato lanciato l’allarme per il mancato rientro, alle 18 circa di sabato il ritrovamento del corpo.
Fabrizio era un veterano delle corse, uno dei pilastri dell’associazione con sede a Cassola che conta circa 150 anime in movimento perpetuo “come lui”. Gare nazionali e internazionali lo avevano visto presente e carico a molla allo start e stanco e il più delle volte soddisfatto traguardo. Ma erano le strade, i sentieri e le salite del Grappa e della Pedemontana il suo “terreno” di casa, quello che lo ha tradito sabato mattina, con ogni probabilità. “Lo conosceva bene quel sentiero, lo percorreva tutti i giorni. Era un runner molto esperto – afferma incredulo alle tv locali Mirko Chemello, presidente del sodalizio sportivo di cui faceva parte – forse è scivolato o inciampato, oppure il fondo l’ha tradito. Un ricordo? Simpatico, vivace, appassionato e rispettoso della montagna”.
Una passione profonda che per una parentesi di vita professionale era divenuta anche il suo mestiere. Aveva infatti lavorato in un’azienda specializzata in abbigliamento e calzature per il trekking, la “Scarpa” di Asolo, nel trevigiano. Attualmente era impiegato di una grande di trasporti internazionali, dove si occupava di servizio clienti, un ruolo adatto alle sue qualità umane indiscutibili, come si evince dai ricordi di Fabrizio che si leggono in questi giorni di lutto tra chi ne ha condiviso un pezzo di strada, oggi più che mai in salita.
In particolare per chi lo ha conosciuto nell’intimo, come Laura Fagan, che gli ha riservato un omaggio di parole speciali, salutandolo col soprannome con cui era solito chiamarlo affettuosamente. “Tu Fabrizio incarnavi le migliori doti di amico, collega, sportivo e amante della montagna. Con la parola giusta al momento giusto, quella capace di tirar su il morale nei momenti difficili. Pazzo ma allo stesso tempo profondo, con una grande voglia di vivere e di trasmettere gioia per la vita. Il tuo sorriso contagioso, la tua disponibilità, la tua sensibilità, la voglia di riscattarti e costruire qualcosa di grande per il tuo futuro. E le brioches portate al mattino in un ufficio di sole donne per sollevare gli umori storti quando eravamo noi a doverti esser grate per sopportarci. Questo, di te, mi porto dentro. Voglio pensarti leggero e felice, con la tua anima tra le montagne. Non so se morire facendo la cosa che più si ama sia una consolazione ma mi piace pensarla così. Buon viaggio ‘meccugin‘.”